08/12/13

EUROPA


EWL: la prostituzione è una violazione della dignità della persona

Bruxelles, 5 dicembre 2013
La Francia spiana la strada verso un’Europa progressivamente libera dalla prostituzione, dice la Lobby Europea delle Donne (EWL) accogliendo con favore il voto del Parlamento francese, che il 4 dicembre ha adottato una proposta di legge che mira ad abolire il sistema della prostituzione. Dopo due anni di dibattito, i parlamentari francesi hanno deciso di sostenere una nuova legislazione volta a sostenere le persone che escono dalla prostituzione e a considerare la stessa come un ostacolo alla parità di genere e una violazione dei diritti umani e della dignità della persona. La legge si rivolge a tutti gli attori coinvolti nel sistema di prostituzione, in maniera globale. Le persone che si prostituiscono non saranno più criminalizzate e ad esse, al contrario, saranno offerte alternative per uscire dal sistema di prostituzione. La domanda di prostituzione viene riconosciuta come il principale driver allo sfruttamento, e l'acquisto di sesso sarà quindi criminalizzato. La lotta contro tutte le forme di prostituzione e di tratta degli esseri umani viene rafforzato, evidenziando i collegamenti tra la prostituzione e il traffico di esseri umani. Infine, saranno attuate strategie di prevenzione ed educazione per sensibilizzare sulla realtà della prostituzione come una forma di violenza.

Casa delle Donne

Casa delle Donne di Lecce: presentazione libro "Festa di rovine" di Miriam Ma...: "Inizia con un elenco di nomi questa raccolta di racconti brevi di Miriam Marino - scrive nella Prefazione Patrizia Cecconi, preside...

25/11/13

FEMMINICIDI

Casa delle Donne di Lecce: Amor Mortis: voci di donne tra albe e tramonti: ITACA MIN FARS HUS Gruppo Teatrale di Sperimentazione AMOR MORTIS VOCI DI DONNE TRA ALBE E TRAMONTI di: Anna Stomeo con: Barbara Castrign...

02/11/13

SALUTE

In Camper per Helleniko
LA SALUTE E’ UN DIRITTO UNIVERSALE
NO AI TAGLI ALLA SANITA’ PUBBLICA

Un CAMPER della rete “ donne nella crisi” sta attraversando l’Italia portando nelle diverse città una mostra sugli effetti delle politiche di austerità sui sistemi sanitari Europei e raccogliendo fondi per HELLENIKO, un presidio medico volontario che ad Atene presta assistenza sanitaria gratuita alle persone che non possono più usufruirne a causa dei tagli alla sanità pubblica.
Anche  in Italia è in atto un attacco al sistema sanitario pubblico, frutto di dissennate misure anti-crisi incentrate solo sulla restrizione delle spese sociali e sull’aumento della pressione fiscale, con costi giganteschi per intere fasce sociali.
Le politiche di austerità, totalmente subalterne alle logiche del profitto privato, ci fanno avvicinare alla condizione della Grecia, paese in cui gran parte della popolazione ha perso il diritto all’assistenza sanitaria pubblica.  La rete “donne nella crisi” già dal mese di marzo ha lanciato una campagna di solidarietà con  le donne greche, che devono sostenere  costi proibitivi per accedere all’assistenza sanitaria, compreso il parto assistito. Con tale campagna s’intende anche contribuire alla costruzione in Italia di movimenti di lotta di uomini e donne per la salute come diritto universale.
In Grecia come in Italia il mutuo soccorso accompagna e non sostituisce la lotta per un Servizio Sanitario Pubblico efficace.
Occorre una diversa politica economica che faccia pagare la crisi a chi l’ha prodotta: multinazionali, banche, politiche pubbliche inadeguate o complici , salvaguardando e rilanciando la sfera pubblica a garanzia dei bisogni e della crescita collettiva.
Serve una controffensiva democratica su scala europea che inauguri un diverso sistema di sviluppo economico e rimetta al centro il diritto dei/delle cittadini/e a decidere sulle politiche comuni secondo parametri non regolati dalla legge del profitto ma da equità e giustizia.
Per informazioni sulle tappe del Camper:

18/10/13

IRAN


Il parlamento iraniano approva una legge che viola i diritti delle ragazze

Il 14 ottobre 2013 l'Organizzazione Democratica delle Donne Iraniane – una fra le prime organizzazioni aderenti  alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF) – ha inviato alla stessa Federazione una lettera in cui si denuncia un fatto inquietante avvenuto in Iran.
“Nello stesso momento in cui le Nazioni Unite – si dice nella lettera - hanno designato l’11 ottobre 2013 come ‘Giornata Internazionale della ragazza’, al fine di richiamare l'attenzione sulle difficoltà che le donne più giovani incontrano e per contribuire a ridurre la violenza e il doppio sfruttamento che subiscono nel nostro paese, l’Iran, assistiamo ad uno degli esempi  più eclatanti di violazione dei diritti dei minori. Il 2 ottobre 2013, il Consiglio dei Guardiani ha ratificato una legge sulla protezione dei bambini e dei giovani, che comprende la disposizione secondo cui un genitore adottivo può sposare suo/sua figlio/a adottivo (anche se il sesso non è specificato, ciò in effetti significa che un uomo può sposare la figlia adottiva) previa autorizzazione del tribunale. Questa legge reazionaria ha causato un'ondata di disagio pubblico e di proteste, soprattutto tra le donne e gli attivisti per i diritti dei minori; esperti di diritto hanno correttamente individuato in ciò non solo una violazione dei diritti delle donne, ma anche una grave violazione dei diritti dei minori. Il regime ha ignorato ogni protesta e indignazione, e alla vigilia della Giornata Internazionale della ragazza, il Consiglio dei Guardiani del regime reazionario ha giustificato la nuova legge con l'osservanza della Shari’a (la  legge islamica) e “il rispetto dei diritti religiosi” e l’ha ratificata, ennesima legge misogina che è in realtà un esempio lampante di violenza legalizzata contro i/le minori.

SIRIA NO WAR 8

DELEGAZIONE DI SOLIDARIETA’ DELLA WIDF IN VISITA IN SIRIA

Con grande soddisfazione e orgoglio la Federazione Democratica Internazione delle Donne (WIDF)  comunica che dal 19 a 24 ottobre prossimi una delegazione della Widf compirà una visita di solidarietà in Siria. La delegazione sarà accolta a Damasco da Majeda Kuteith, parlamentare siriana e presidente dell’Unione generale delle donne siriane.
La delegazione internazionale recherà alle donne siriane l’espressione della solidarietà, l’augurio di pace ed il rifiuto della guerra a nome delle donne di ogni parte del mondo e consegnerà loro attestazioni, mozioni e video di solidarietà provenienti da 52 paesi e 86 organizzazioni nazionali di tutti i continenti.
La delegazione giungerà dapprima a Beirut, dove sarà accolta dalla responsabile dell’Ufficio regionale della Widf per i paesi arabi e presidente della Lega delle donne libanesi. compagna Linda Mattar. Qui parteciperà ad una manifestazione di solidarietà con le donne profughe siriane, prima di proseguire per la Siria.
Della delegazione fanno parte: Marcia Campos, presidente della WIDF ; Annie Raja, vicepresidente della Widf e presidente dell’Unione donne dell’India ; Christina Scaloubaka , coordinatrice europea della WIDF e responsabile delle relazioni internazionali della Federazione donne greche; Tatiana Anjusha, presidente della Unione delle donne di Russia; Umut kurucumut  dell’Unione delle donne per l’uguaglianza e la libertà di Turchia; Nawal Haddadin dell’Unione delle donne di Giordania ; Ghania Doughan  e Wafy Ibrahim della Lega delle donne libanesi; Mercedes Lima del  Collettivo femminile Ana Montenegro del Brasile.


Donne in Nero: Nessun essere umano è illegale

Donne in Nero: Nessun essere umano è illegale: Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene conse...

09/09/13

SIRIA NO WAR 7


Non un’arma, non una base, non un euro, né alcun supporto “giustificativo”  dall’Italia all’intervento militare Usa contro la Siria!

Awmr Italia-Associazione Donne della Regione Mediterranea:

Il governo di Washington continua a perseguire l’annunciato attacco militare contro la Siria, anche senza la partecipazione degli alleati europei e della Nato, incurante dell’opposizione levatasi in tutto il mondo dai movimenti per la pace,  dalle organizzazioni sindacali e del lavoro, dalle istituzioni internazionali, dai parlamenti, dalle autorità religiose e da molte personalità della cultura, della scienza e della politica.
Gli Usa utilizzano ogni occasione, come il G20 di San Pietroburgo, per disarticolare il fronte del NO alla guerra contro la Siria e tentare di giustificare agli occhi del mondo il salto qualitativo nella premeditata aggressione alla Siria.
L’accusa rivolta alla Siria di aver usato armi chimiche contro i ribelli, senza che siano stati appurati i fatti, è un pretestuoso scenario che abbiamo già visto in Iraq, in Libia, in Kossovo, in Afghanistan, e ancora più indietro nel tempo: viene creato il “casus belli” e s’impone l’azione militare “punitiva” contro il paese di turno, colpevole di resistere ai disegni  imperialisti e colonialisti della superpotenza e dei suoi alleati. E a noi viene propinata, grazie all’attivo sostegno dei media compiacenti e asserviti, l’impostura della necessaria guerra “chirurgica e umanitaria”.

Come Awmr Italia abbiamo apprezzato la posizione autonoma assunta fin dal primo momento dalla ministra degli esteri italiana Emma Bonino, cha ha richiamato i governi degli altri paesi europei e NATO al rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Ma sottoscrivendo la dichiarazione “sull’uso delle armi chimiche in Siria”, a margine del G20 di San Pietroburgo, il governo italiano si è accodato al gruppo dei governi che “non partecipano, ma giustificano” l’intervento Usa.

L’Awmr Italia si unisce alle associazioni e organizzazioni di donne che in ogni angolo del pianeta, compresi gli Stati Uniti,  gridano NO alla guerra, sostengono le ragioni della pace e dichiarano solidarietà alla popolazione siriana che, dopo due tragici anni di escalation del conflitto armato interno, ora vive sotto lo scacco dell’aggressione esterna.
Da oltre  due anni gli Stati Uniti, la Francia il Regno Unito, la Turchia ed i loro alleati nella regione, il Qatar e l’Arabia Saudita, insieme ai sionisti d’Israele, s’ingeriscono pesantemente nella crisi interna siriana fomentando e strumentalizzando i conflitti etnici e religiosi, finanziando ed armando  gruppi “ribelli” che terrorizzano la popolazione e combattono una guerra per procura contro il regime di Assad. L’obiettivo vero è smembrare la Siria, destabilizzare l’intera regione mediorientale e colpire infine l’Iran, per  “ridisegnare il Medio Oriente”in maniera conforme ai loro interessi di saccheggio delle risorse energetiche, di controllo delle risorse idriche e delle rotte marittime nel Mediterraneo

Diciamo NO all’illegale e irresponsabile  attacco Usa contro la Siria, basato su pretesti costruiti sulla menzogna, sulla premeditazione e sulla retorica della “giusta punizione”. Nessuna superpotenza può attribuirsi il ruolo di gendarme internazionale, nessuno può decidere unilateralmente chi va punito e chi invece merita l’impunità, nessuno può usare a propria discrezione esclusiva la forza militare contro un altro paese sovrano. Chi punirà il “punitore” che viola la legge internazionale ed i principi scritti nella Carta delle NU?
Un intervento militare in Siria non farà altro che esacerbare il conflitto, aggiungendo distruzione a distruzione, allontanare le prospettive di una trattativa diplomatica, accrescere le sofferenze dei civili, in modo particolare delle donne e dei bambini, come accade in ogni guerra.

Al governo italiano chiediamo di intensificare gli sforzi per fermare qualsiasi attacco contro la Siria, promuovere ogni possibile azione diplomatica volta ad una soluzione pacifica della crisi siriana sotto l’egida delle Nazioni Unite, mettere fine alla fornitura di armi sotto qualsiasi forma alle parti in conflitto in Siria, fare fronte agli obblighi internazionali sulla protezione dei civili e l’assistenza umanitaria alle donne, i bambini e tutti i civili.
Occorre prevenire ogni possibilità che l’Italia sia coinvolta, ancora una volta, in una guerra cieca di cui intanto avrà dimenticato i pretesti.
Non un’arma, non un soldato, non una base per l’intervento militare Usa in Siria!
No alla fornitura di armi, supporti logistici e di intelligence alle forze dissidenti in Siria!
Sì ad iniziative mirate ad una soluzione politica e diplomatica del conflitto.  Sì a politiche di accoglienza  verso i profughi di guerra.
No alle spese militari destinate a politiche aggressive! No all’acquisto dei cacciabombardieri F35!  Sì ad investimenti nella spesa sociale, per il lavoro, la salute, l’istruzione, la casa, i bisogni della popolazione!



05/09/13

SIRIA NO WAR 6

Giù le mani degli Usa dalla Siria!
Alleanza Internazionale delle donne (IWA) *

L’Alleanza Internazionale delle Donne ( IWA ) si unisce alla protesta collettiva contro l'imminente guerra interventista che gli Stati Uniti stanno progettando di condurre contro il popolo siriano .
La recente approvazione da parte del Senato degli Stati Uniti di un attacco missilistico punitivo sulla Siria costituisce un atto diretto di aggressione mascherato da azione umanitaria . Nonostante la diffusa opposizione da parte della comunità internazionale e la mancanza di autorizzazione da parte delle Nazioni Unite , gli Stati Uniti restano decisi ad attaccare la Siria , sebbene i rapporti mostrino che i ribelli siriani finanziati dal governo saudita , stretto alleato degli Stati Uniti , sono stati i responsabili delle aggressioni chimiche simultanee  in Aleppo e Ataybah il 19 marzo , che hanno lasciato sul terreno circa 26 persone, tra cui 16 soldati siriani, e 86 feriti gravi .

04/09/13

SIRIA NO WAR 5

Donne del mondo, fermiamo la guerra!

di Skevi Koukouma*
vicepresidente della WIDF

Tamburi di guerra rullano nel Mediterraneo Orientale. L’alleanza Usa-Nato-Unione Europea insieme alla monarchie del Golfo, che hanno finora istigato lo spargimento di sangue in Siria armando e finanziando i ribelli estremisti, ora entrano nella fase successiva dei loro piani a spese della Siria: l’intervento militare esterno che porterà allo smembramento del paese, con conseguenze imprevedibili, prima di tutto in Libano e poi nell’intera regione. E’ ovvio che il loro vero obiettivo è attaccare l’Iran, per controllarne le risorse. Isarele, il vero terrorista nell’area, se ne sta nell’ombra.
Non hanno difficoltà a trovare pretesti. Possono manipolare ed esagerare argomenti esistenti, o possono fabbricarne di nuovi.

SIRIA NO WAR 4

La Widf/Fdim contro l’aggressione Usa alla Siria
di Marcia Campos
presidente della WIDF/FDIM
Credo che tutte e tutti ci siamo svegliati oggi più indignati di quanto ci fossimo addormentati ieri. L’insensatezza degli americani, la loro sistematica arroganza, gli fanno credere di essere al di sopra del bene e del male. La mobilitazione di tutte e tutti nel mondo che rifiutano, denunciano ed esigono che questa guerra non abbia luogo, è la nostra determinazione.
Inviamo lettere a tutti i parlamentari del congresso americano, alla Casa Bianca, ai presidenti dei nostri paesi perché non si prestino a questa attitudine sanguinaria, mobilitiamoci nelle piazze, nelle strade , nelle scuole, nei quartieri, infine in tutti i luoghi possibili del nostro pianeta. L’unità di tutte e tutti è la nostra forza!

SIRIA NO WAR 3

Comunicato dell’Unione Generale  delle donne siriane *
Sulla probabile aggressione degli Usa alla nostra cara patria

Ogni giorno che passa dall’inizio  della crisi in Siria , aumenta la cospirazione mondiale contro il nostro Paese con la ferocia dei paesi complici in questa aggressione , specialmente gli Stati Uniti , Israele , Turchia e alcuni paesi occidentali e arabi, creando scenari di ingerenze e di cospirazione che indeboliscono la nostra posizione nazionale, la nostra sovranità nazionale e il nostro sostegno ai movimenti di resistenza arabi e internazionali.
Oggi, dopo poco più di due anni e mezzo di crisi e dopo aver fallito ogni obiettivo pianificato, essi estendono e propagano un attacco militare sotto diverse denominazioni  e pretesti, il primo dei quali è la presunta protezione della comunità internazionale dall’uso di armi chimiche che la Siria è accusata di possedere. Questi scenari e menzogne sono solo pretesti creati per giustificare i loro atti di colonialismo e di distruzione della Siria dello stesso stampo di quelli usati in altri paesi come l'Iraq , l'Afghanistan e la Libia , che alla fine sono risultati inconsistenti . Pertanto tutte le accuse non sono altro che scuse per l'intervento che mira a distruggere le infrastrutture del paese, uccidendo persone innocenti, indebolendo l'economia e mantenendo in vita il fantasma delle sue divisioni settarie .

31/08/13

SIRIA NO WAR 2

La Wilpf  su Siria, armi chimiche e contro l’intervento militare


No all’intervento militare in Siria! Non si può costruire una pace sostenibile aggiungendo violenza a violenza!

La Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà ( WILPF ) saluta con favore la decisione del Parlamento britannico di respingere la proposta di un'azione militare contro la Siria. Il Parlamento ha accolto il principio che l'uso di armi chimiche non può mai essere giustificato, ma ha ribadito l'importanza del rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite nel decidere qualsiasi risposta da parte della comunità internazionale . Tuttavia, i media riferiscono che il governo degli Stati Uniti è ancora intenzionato ad effettuare un attacco militare contro la Siria , anche senza il sostegno del Regno Unito.

28/08/13

SIRIA NO WAR 1

Widf/Fdim contro i mercanti di sangue siriano

La Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF/FDIM) in un comunicato condanna “l’orrendo massacro premeditato, avvenuto nel sobborgo di Damasco in Siria tra il 20 e il 21 agosto” e  richiama l’attenzione sulla “campagna mediatica orchestrata dall’Arabia Saudita per incriminare il governo siriano con l’evidente intenzione di indurre l’opinione pubblica a sostenere l'intervento straniero degli Stati Uniti e dei loro alleati del Golfo Persico nei confronti di un paese che si è rivelato resistente alle interferenze dei Signori della Guerra. Un tentativo senza scrupoli di ripetere la storia recente dell'Iraq.”

15/08/13

MAI PIU' HIROSHIMA E NAGASAKI

Hiroshima e Nagasaki - Conferenza Mondiale 2013 contro le bombe A e H La Fdim/Widf, Federazione Democratica Internazionale di Donne, comunica che si è conclusa a Nagasaki il 9 agosto la Conferenza Mondiale 2013 contro le bombe A e H, che ha visto la partecipazione di circa 7mila persone provenienti da ogni parte del Giappone, e un centinaio provenienti da 20 paesi (in rappresentanza di 39 organizzazioni nazionali ed internazionali, più sette rappresentanti governativi). La conferenza il 5 agosto ad Hiroshima ha adottato la seguente Dichiarazione, che esprime la comune volontà dei partecipanti giapponesi e degli altri paesi al meeting internazionale: Dichiarazione finale Sessantotto anni sono passati da che Hiroshima e Nagasaki hanno subito i bombardamenti atomici. Le bombe devastarono istantaneamente le due città e oltre 200.000 cittadini persero la vita entro la fine del 1945. Si scatenò un "inferno sulla terra", che impedì agli esseri umani sia di vivere che di morire, come esseri umani. Gli hibakusha, che sopravvissero a quei giorni continuarono a soffrire per le ferite inferte ai corpi e alle menti. Una tragedia come quella non dovrebbe mai ripetersi in qualsiasi parte del mondo. Le armi nucleari sono le peggiori armi di distruzione di massa, il cui uso è un grave crimine contro l'umanità. Devono essere bandite senza ulteriori ritardi. Ci sono ancora circa 20.000 armi nucleari nel mondo. Una bomba nucleare, se utilizzata, potrebbe causare una tragedia disastrosa. Anche una piccola parte di esse potrebbe causare un cambiamento climatico su larga scala, che potrebbe portare alla fame nel mondo. Il divieto totale e l'eliminazione delle armi nucleari è un compito urgente per l'umanità intera. Insieme con i sopravvissuti e per conto di coloro che sono morti e non possono parlare per se stessi, noi, partecipanti alla Conferenza mondiale 2013 contro le bombe A e H chiediamo a tutti i governi di agire subito per realizzare un "mondo senza armi nucleari ". L'aspirazione ad un mondo senza armi nucleari rappresenta un irremovibile sviluppo internazionale. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ogni anno adotta risoluzioni che chiedono l'eliminazione delle armi nucleari. La conferenza di revisione del TNP del 2010 ha deliberato all'unanimità, compresi tutti Stati dotati di armi nucleari, di perseguire un "mondo senza armi nucleari", e ha affermato che tutti gli Stati devono fare sforzi "speciali" per stabilire un "quadro" per raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, soprattutto a causa dell'intransigenza di potenze nucleari, non sono stati compiuti progressi tangibili. Facciamo appello alla comunità internazionale per superare tutti i ristagni e le resistenze. A livello governativo, un movimento per cercare di mettere fuori legge le armi nucleari, concentrandosi sulla loro atroce, disumana natura sta rapidamente prendendo piede. Tale è l'approccio che il nostro movimento ha adottato e perseguito con gli Hibakusha sin dal principio. La risoluzione che chiede l'avvio di negoziati per una Convenzione sulle armi nucleari, in linea con la decisione della Corte internazionale di giustizia, che il movimento per la pace del mondo richiede, ha ora il supporto di 135 governi, che rappresentano oltre il 70% di tutti gli Stati membri dell'ONU. Procedendo in questa direzione, si può costruire un mondo libero dalle armi nucleari. La chiave sta nelle mani del movimento per la pace e il sostegno pubblico in tutto il mondo. Chiediamo a tutti i governi, e in particolare agli Stati dotati di armi nucleari, di iniziare ad attuare l'accordo per "raggiungere la pace e la sicurezza di un mondo senza armi nucleari", avviando negoziati come previsto dalla Convenzione sulle armi nucleari. Avvicinandoci al 2015, che segnerà il 70 ° anniversario dello sganciamento della bomba A sulle due città, e nel quale la prossima Conferenza di revisione del TNP esaminerà come è stato implementato l'accordo del 2010, portiamo avanti la nostra campagna in ciascuno dei nostri paesi e facciamo sentire forti le voci dei cittadini del mondo a New York, per generare una grande ondata di richieste per l'abolizione totale delle armi nucleari. La politica di cosiddetta "deterrenza nucleare", rivolta a minacciare gli avversari con armi nucleari, è in contrasto con il principio basilare della Carta delle Nazioni Unite, che auspica la soluzione dei conflitti internazionali con mezzi pacifici e diplomatici in opposizione all'uso della forza. Essa non fa che incentivare la proliferazione nucleare. Un mondo senza armi nucleari è incompatibile con la dottrina di deterrenza nucleare, che deve essere superata a partire da subito. Chiediamo che il problema delle armi nucleari della Corea del Nord sia risolto pacificamente sulla base degli accordi internazionali conclusi in particolare con i colloqui a sei. Si deve convocare una conferenza internazionale per stabilire una zona WMD-libera in Medio Oriente, come concordato dalle precedenti conferenze di revisione del TNP. Passi avanti verso un divieto totale delle armi nucleari fornirebbero nuove condizioni favorevoli per la soluzione di questi problemi specifici. I conflitti internazionali possono essere risolti solo per via diplomatica e pacifica. La minaccia o l'uso della forza creerebbe un circolo vizioso di maggiore tensione e situazione aggravata. Notiamo le condizioni d’impegno per la pace, che si stanno sviluppando nel Sud-Est asiatico, America Latina e in altri luoghi. Opponendoci all’incremento degli armamenti e al rafforzamento delle alleanze militari, muoviamo un forte invito al non-uso della forza e alla risoluzione pacifica dei conflitti. Per il raggiungimento di un mondo libero dalle armi nucleari, il Giappone, paese colpito dalla bomba A, che può testimoniare la crudeltà delle armi nucleari attraverso la propria esperienza, dovrebbe svolgere un ruolo significativo. Invece, il governo del Giappone continua ad astenersi dal voto sulle risoluzioni delle Nazioni Unite che chiedono l'avvio di negoziati per una Convenzione sulle armi nucleari o il divieto dell'uso delle armi nucleari, o su altre risoluzioni che mirano all’abolizione delle armi nucleari, tra cui quella per il disarmo nucleare presentata dal movimento dei Non allineati. Il rifiuto del Giappone di aderire alla dichiarazione (sostenuta da 80 paesi), che denuncia l'impatto umanitario delle armi nucleari e chiede la loro eliminazione ha suscitato profonda delusione e critiche. Il movimento pacifista giapponese chiede al governo di svolgere il ruolo degno di paese colpito dalla bomba nucleare e richiede la stretta osservanza dei tre principi non-nucleari e la rottura con il cosiddetto "ombrello nucleare" statunitense. Sottolineando il suo ruolo importante, estendiamo la solidarietà al movimento per un Giappone libero dalle armi nucleari e pacifico. Sosteniamo gli Hibakusha nei loro sforzi per ottenere misure di risarcimento dallo Stato e riforme fondamentali del sistema di riconoscimento delle malattie derivate dalla bomba atomica. L'articolo 9 della Costituzione del Giappone, confermando la rinuncia alla guerra e al possesso di potenziali di guerra, incarna un forte impegno del popolo giapponese a rifiutare la guerra e il ripetersi di Hiroshima e Nagasaki. Esprimiamo il nostro sostegno al popolo del Giappone nei suoi sforzi per difendere e rafforzare la Costituzione, per ridurre ed eliminare le basi militari statunitensi da Okinawa e altrove, e resistere al consolidamento dell’alleanza militare Giappone-Usa. La situazione creata dall'incidente all’impianto nucleare di Fukushima è ancora fortemente critica. Si sollecitano vivamente misure per riportare la situazione sotto controllo, smantellare tutti i reattori nucleari e una conversione radicale verso le risorse energetiche rinnovabili. Avendo preso atto delle relazioni pericolose tra armi nucleari e produzione di energia nucleare, chiediamo di porre fine a tutti i tipi di danno nucleare causati da cicli del combustibile nucleare, nonché di opporsi al ritrattamento del combustibile nucleare esaurito e all'accumulo di plutonio, così come all'uso militare dell'energia nucleare. Invitiamo i popoli del mondo ad unirsi nelle seguenti azioni: - Guardando al 2015, sollecitiamo gli Stati dotati di armi nucleari e tutti gli altri governi a raggiungere l’accordo per realizzare un mondo senza armi nucleari. In ogni paese, dobbiamo informare il più vasto pubblico sull’atrocità e disumanità delle armi nucleari e rafforzare l'opinione pubblica a sostegno dell'abolizione delle armi nucleari. Organizzando mostre sui danni della bomba atomica e sulle testimonianze degli Hibakusha, informiamo il pubblico sulle conseguenze di Hiroshima e Nagasaki. Promuoviamo campagne internazionali di raccolta di firme a sostegno della "Appello per il bando totale delle armi nucleari" e altre attività per sollecitare l'avvio dei negoziati per una Convenzione sulle armi nucleari. Organizziamo una grande varietà di azioni a cui tutti a livello di base possano prendere parte, come marce per la pace, attraverso l'uso dei social media e altri mezzi. E approfondiamo la cooperazione con le organizzazioni delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali, con governi nazionali e autorità locali che sono a favore del disarmo nucleare, come i Sindaci per la Pace. - Rafforzando il sostegno e la solidarietà agli Hibakusha, estendiamo il nostro sostegno e solidarietà a tutte le vittime nucleari. Sosterremo le vittime dell'Agente Orange, dell’uranio impoverito e di tutti gli altri residuati bellici. - Uniti in un unico desiderio di "mai più vittime nucleari", svilupperemo la nostra campagna insieme con il movimento per la liberazione dal nucleare. Lavoriamo insieme con la più vasta gamma di persone che richiedono la riduzione delle spese militari, vita migliore e occupazione, benessere, libertà e democrazia, difesa dei diritti umani, protezione dell'ambiente globale e superamento della discriminazione di genere e dell'ingiustizia sociale. Creiamo una unità di vasta portata e solidarietà per un "mondo libero dalle armi nucleari, pacifico e giusto." Insieme con le generazioni più giovani, ancora una volta, ascoltiamo gli Hibakusha e volgiamo lo sguardo all’"inferno" creato dalle armi nucleari. Toccando i cuori di decine di milioni di persone noi costruiremo una potente pressione pubblica per aprire la porta ad un mondo libero dalle armi nucleari. Mai più Hiroshima! Mai più Nagasaki! Mai più Hibakusha! 5 agosto 2013 Conferenza Mondiale 2013 contro le bombe A e H.

30/07/13

NO MUOS A NISCEMI

SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO AI COMITATI NO MUOS DI NISCEMI
Per il diritto alla salute e alla vita, contro il vergognoso voltafaccia della Regione Sicilia

La commissione allargata del Premio Donne Pace Ambiente Wangari Maathai (composta da Associazione A Sud, Casa Internazionale delle Donne, Zero Violenza Donne, Associazione daSud, Coop. Be Free, Action A, Bambini senza Onde, Teatro Valle Occupato, EVA Pescomaggiore) considera “una vera e propria beffa ai cittadini siciliani la decisione del Presidente della Regione Rosario Crocetta, che dopo aver, nel marzo scorso, revocato la concessione per l’installazione del Muos a Niscemi, ha pensato bene, nei giorni scorsi, di fare marcia indietro revocando a sua volta, nell’imbarazzo generale, la revoca imposta ai lavori.
Una decisione incomprensibile, che tradisce ogni fiducia riposta nelle istituzioni dai tanti cittadini, comitati, organizzazioni locali e non che in questi mesi hanno sostenuto la battaglia contro la costruzione del potente (e nocivo) sistema satellitare di difesa targato Usa sul territorio della Trinacria.

26/07/13

LIBANO

VIOLENZA CONTRO LE DONNE


Beirut, 24 luglio 2013
"Che vergogna!" - ha scritto Marie Nassif-Debs, vice segretaria generale del Partito comunista del Libano, a commento della decisione del giudice istruttore di rilasciare Alaa Khatib, il marito assassino di Roula Yacoub, accusato di aver percosso la donna fino a farla morire - "L'assassino di Roula Yacoub viene rilasciato ancor prima che le indagini sulle circostanze della morte della donna fossero completate e senza che il giudice prendesse in considerazione la richiesta dei genitori della vittima, del loro avvocato e di alcuni medici che hanno messo in dubbio i risultati della prima autopsia fatta.
Noi crediamo che il rilascio dell’assassino sia in realtà frutto di pressioni continua di personalità influenti e note, secondo quanto riferiscono alcuni media. Per questo, pur ribadendo la nostra posizione contro questo crimine orribile, non possiamo al momento che  proclamare la nostra indignazione. Che vergogna!
Facciamo appello al Presidente del Parlamento libanese e ai parlamentari che, due giorni fa, hanno proclamato a gran voce che avrebbero votato il disegno di legge sulla violenza contro le donne in considerazione di quanto accaduto a Roula Yacoub; esigiamo da loro una presa di posizione coraggiose e pubblica nei confronti dei loro colleghi che - a detta dei media hanno esercitato fin dal  primo giorno, ogni tipo di pressione al fine di camuffare il crimine.
Chiediamo inoltre a tutti i partiti politici, alle rappresentanti e ai rappresentanti dell’opinione pubblica, di agire rapidamente per evitare che il criminale possa sfuggire alla giustizia."

TURCHIA

Sollecitiamo una visita medica per Abdullah Ocalan!

La Wilpf Italia- Lega internazionale di donne per la pace e la libertà, rispondendo all'invito diffuso dall'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia,  ha inviato una lettera al Ministro della giustizia turco Sadullah Ergin, ad Ankara, chiedendogli di consentire al più presto che una delegazione di medici indipendenti possa effettuare una visita al leader Kurdo Abdullah Ocalan, detenuto da 14 anni in isolamento nel carcere di Imrali. Le condizioni di segregazione cui è sottoposto Abdullah Ocalan gli impediscono di prendere parte attiva al nuovo processo di pace avviatosi nel marzo scorso 
Signor Ministro, si dice nella lettera della Wilpf Italia, la nostra associazione di donne si rivolge a Lei per sollecitare in tempi rapidi una visita sanitaria al signor ABDULLAH OCALAN da parte di medici indipendenti. Le sue condizioni di salute, dopo 14 anni di detenzione,risultano assai precarie e temiamo un peggioramento irreversibile. Fiduciose in un suo pronto ascolto, porgiamo distinti saluti.
Per la Wilpf Italia
la presidente Antonia Sani
Roma, 21 luglio 2013 

14/07/13

Violenza contro le donne

L’associazione libanese Egalité-Wardah Boutros per i diritti delle donne denuncia la morte di Rola Yacoub e chiede una legge contro la violenza sulle donne

Beirut, 11 luglio 2013

Rola Yacoub, 31 anni, madre di quattro figlii, il maggiore non più di dodici anni, è morta sotto le percosse del marito che l’ha torturata… fino alla morte
Rola Yacoub è l’ultima vittima di reati di violenza domestica, ma probabilmente non sarà l’ultima vittima dell’eterna oppressione… poiché le autorità libanesi, parlamento in testa, sono riluttanti a varare la legge a tutela delle donne contro la violenza domestica che giace accuratamente nascosta in fondo ad un cassetto.
Rola Yacoub è morta, come molte altre prima di lei, perché la giustizia libanese è cirìeca e non c’è una legge che difenda le donne e tuteli il loro diritto a vivere, mentre, cosa più atroce di tutto ciò,  certe autorità libanesi stanno cercando di camuffare questo crimine efferato.
Fino a quando taceremo? Fino a quando resteremo a guardare? Fino a quando permetteremo che si compiano tali crimini con tro l’umanità?
L’Associacione Egalité- Wardah Boutros per idiritti delle donne si appella a tutte le associazione di donne, ai sindacati, alle organizzazioni giovanili, agli intellettualio e ai partiti politici che si definiscono democratici perché facciano sentire la loro voce al più presto per porre fine  alla violenza e ai crimini contro le donne, qualsiasi forma di violenza,  prima ditutto quella fisica.

08/07/13

No F35

LETTERA AL SENATO
In previsione del voto in Senato in merito agli F35,  il 10 luglio, la sezione italiana della Wilpf – Lega internazionale di donne per la pace e la libertà, ha inviato il seguente appello al presidente del Senato, Pietro Grasso:
Gentile Presidente,
come rappresentanti della sezione italiana di un’associazione internazionale di donne, siamo in grado di rappresentarle lo sconcerto emerso in vari paesi dell’UE alla notizia dei giorni scorsi secondo la quale il Parlamento, espressione massima della volontà popolare, non può decidere di rifiutare l’acquisto degli F-35, decisione che spetterebbe solo al Governo.
Crediamo che il Consiglio Supremo della Difesa nello svolgimento della propria funzione non possa non tener conto della volontà espressa fin qui da un ramo del Parlamento, contrario a sottoscrivere l’acquisto di strumenti di morte che sottrarrebbero risorse preziose alla convivenza civile del nostro paese.
Certamente la formula del rinvio adottata dalla Camera non ci trova d’accordo, avremmo certo preferito un pronunciamento più netto, ma ci auguriamo che il Senato - in occasione della prevista votazione sul punto - almeno non retroceda da quella posizione se non sarà in grado di esprimere quel rifiuto definitivo che noi sollecitiamo vivamente!
La preghiamo di far pervenire questo nostro appello agli onorevoli senatori e senatrici.

Antonia Sani
Presidente della Wilpf Italia

22/06/13

NO F35

TAGLIA LE ALI ALLE ARMI

Lunedì 24 giugno la Camera dei Deputati inizia a discutere una mozione che chiede la cancellazione della partecipazione italiana al programma dei cacciabombardieri
F-35 Joint Strike Fighter, firmata da 158 parlamentari di SEL, PD e M5S.
La campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa dalla Campagna Sbilanciamoci!, la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola per la pace, ti invita a scendere in piazza per sostenere questa nuova iniziativa parlamentare e tutte quelle che si renderanno necessarie per bloccare una scelta sbagliata e dannosa.
I 14 miliardi di euro per comprare (e gli oltre 52 miliardi per l'intera vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco, capace di trasportare ordigni nucleari, possono essere spesi meglio: per creare nuovi posti di lavoro, per finanziare la scuola pubblica, i servizi sanitari e sociali.
Chiediamo ai Deputati di votare la mozione che chiede al Governo di cancellare gli F35
Per firmare la petizione:

20/06/13

SIRIA

Appello della Wilpf Italia alla ministra Emma Bonino


nei mesi scorsi la Lega Internazionale di Donne per la Pace e la Libertà (WILPF)si è rivolta alle massime autorità dei Paesi Europei per sollecitarle a cercare una soluzione negoziata alla guerra in Siria.
Come organizzazione internazionale di donne di lunga data, che dal 1915 lavora per realizzare un mondo di pace, la WILPF ha partecipato alla 22a sessione del Consiglio dei Diritti Umani, in cui una Commissione di Inchiesta ha riferito sulla Siria, mettendo in evidenza le violazioni dei diritti umani da entrambe le parti e cercando il coinvolgimento della Corte Penale Internazionale ( da Lei così fortemente voluta!).
Nel giugno 2012  il comunicato finale del Gruppo di Azione per la Siria individuò iniziative e misure per garantire la piena attuazione del piano in sei punti ,e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 2042 e 2043 tra cui una cessazione immediata della violenza in tutte le sue forme.
Riteniamo inverosimile che si possa pensare- come hanno mostrato Francia e UK -che la fornitura di armi  ad una delle parti in questo conflitto possa portare alla fine della violenza.
Tutte le armi sono usate per uccidere, e il numero dei civili morti in questo conflitto continua a salire. La quantità di sfollati mette a rischio la stabilità di tutta la regione.
Abbiamo invece apprezzato la determinazione con cui Lei, Onorevole Bonino, ha rivendicato il NO dell’UE al ritiro dell’embargo di armi alla Siria.
In particolare in questi difficili giorni.
La esortiamo a non cedere né nei confronti dell’UE, né del Governo italiano e a usare forza diplomatica e poteri di negoziazione per portare le parti in conflitto in Siria al Tavolo del negoziato. Tutti i conflitti devono terminare con un accordo negoziato, che è ciò che è necessario ora.
Con la Sua azione ha dimostrato concretamente il valore della presenza di una donna nei livelli alti della politica. La UNSC 1325 è stata in questo caso attuata.

Per la WILPF Italia
la presidente Antonia Sani

19/06/13

TURCHIA

La nostra lotta comune ci porterà i giorni più belli...

Ancora una volta desideriamo esprimere il nostro pieno sostegno e solidarietà con la vostra giusta lotta e condanniamo il crescente autoritarsmo e la brutale repressione scatenata dal governo Erdogan contro le lavoratrici ed i lavoratori turchi, contro il popolo turco che resiste.
Siamo orgogliose della vostra posizione militante senza compromessi e chiamiamo tutte le organizzazioni della WIDF ad esprimere in qualche modo il loro sostegno e a condannare l'autoritarismo del governo turco, che va di pari passo con la sua politica anti-lavoro e impopolare. La nostra lotta comune contro i monopoli ed i governi che li servono ci porterà  - come ha scritto il grande poeta turco Nazim Hikmet  -  "i nostri giorni più belli ... quelli che non abbiamo ancora vissuto",
La Federazione delle donne greche all'Unione donne turche

18/06/13

SIRIA

Donne in Nero:
pace possibile in Siria fermando le interferenze straniere

 “Dopo una visita di 10 giorni in Libano e in Siria, a capo di una delegazione di 16 persone provenienti da 8 paesi, invitata dal Movimento Mussalaha per la Riconciliazione, sono ritornata con la speranza che la pace sia possibile in Siria, a condizione che tutte le interferenze straniere vengano fermate e ai Siriani sia concesso risolvere i loro problemi in base al diritto all’autodeterminazione”. 
Così Mairead Maguire, Premio Nobel per la Pace.
Purtroppo, questa speranza sta svanendo con l'annuncio che gli Stati Uniti forniranno armi direttamente all'"opposizione siriana" - e sicuramente i suoi alleati europei, tra cui l'Italia seguiranno.
L'affermazione della Casa Bianca che questa escalation militare è la risposta degli Stati Uniti alla violazione delle norme internazionali per l'uso da parte del governo siriano di armi chimiche è un insulto alla nostra intelligenza.
 La spinta verso un intervento diretto non ha nulla a che fare con il desiderio di proteggere la vita umana in Siria. Gli Stati Uniti e le altre potenze esterne non possono essere visti come mediatori onesti. Dietro la facciata di preoccupazione umanitaria, vediamo i soliti interessi economici e strategici. Ad esempio, un nuovo gasdotto è previsto per portare il gas iraniano in Siria, e, eventualmente, ai mercati europei. Questo non corrisponde agli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati. Così, il popolo della Siria saranno sottoposti ad una guerra di rapina che per quanto possa rovesciare Assad, non porterà loro la libertà o l'autodeterminazione.
Dopo l'intervento libico, gli Stati Uniti ed i suoi alleati, ovviamente, credevano di poter facilmente perseguire una simile strategia di dirottare le proteste popolari e di fomentare una guerra civile settaria per rovesciare Assad, per poi installare un governo fantoccio. Che proprio non è accaduto e il motivo fondamentale non è una mancanza di armi - Qatar, Arabia Saudita e Turchia hanno ricevuto il sostegno segreto di Washington nel inviare armi agli elementi islamici più virulenti del movimento ribelle, mentre la Russia e l'Iran hanno forniti armi al governo siriano - ma piuttosto il fatto che la maggioranza della popolazione, per quanto  possa essere ostile a Assad, risentono l'interferenze straniera e i jihadisti stranieri ancora di più. 
 

16/06/13

CONVENZIONE DI ISTANBUL

Ratifica al Senato

Martedì 18 giugno torna all'esame del Senato il ddl 720 per la ratifica e applicazione della Convenzione d'Istanbul sulla prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne.
"Nel contrasto alla violenza sulle donne l’Italia è tra i primi della classe. Almeno sulla carta. Saremo presto il quinto Stato – dopo Albania, Portogallo, Turchia e Montenegro – ad aver ratificato la Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale del Consiglio d’Europa volto a prevenire e sanzionare i femminicidi, gli stupri e le altre forme di violenza di genere. Rimangono ora venti Stati – tra cui Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Svezia ecc. – che pur avendo firmato il trattato non lo hanno ancora ratificato.
Dopo che martedì 28 maggio la Camera ha approvato la Convenzione all’unanimità (e dopo le polemiche per l’aula semideserta durante la discussione prima del voto), manca l’approvazione del Senato. In base a quanto stabilito dal trattato serviranno comunque le ratifiche di altri cinque Stati prima che la disciplina internazionale possa entrare in vigore.
Ma qual è il contenuto della Convenzione di Istanbul e dei suoi 81 articoli?"

Leggi il resto:

15/06/13

DONNE SAHARAWI


40 anni di violazione dei diritti da parte del Marocco

France Libertés (Fondazione Danielle Mitterrand), nella sua relazione alla ventitreesima sessione del Consiglio dei Diritti umani svoltasi a Ginevra dal 27 maggio al 14 giugno 2013, relazione pubblicata sul sito web del Consiglio, ha esortato le Nazioni Unite ad assumersi le proprie responsabilità rispetto al Sahara occidentale e a proteggere i cittadini saharawi dalla sistematica repressione esercitata contro di loro, in particolare contro le donne saharawi.
Nella relazione intitolata "La situazione delle donne in Sahara occidentale ", France Libertés ha sottolineato come la destabilizzazione delle donne saharawi dura da più di 40 anni nei territori occupati del Sahara Occidentale, un territorio non autonomo  che il regno del Marocco occupa illegalmente dal 1975.
A più di 20 anni di distanza  dall’approvazionein seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite della Convenzione contro tutte le forme di discriminazione contro le donne, la situazione delle donne Sahrawi si va deteriorando sempre più pericolosamente a causa della politica di occupazione marocchina.
PENSIERI PER UN  WEEKEND                     
 

di Giancarla Codrignani

1) Donne italiane: le donne hanno superato i maschi nelle elezioni amministrative, dopo le solite dicerie ("le donne non votano le donne") e l'ideologia delle "quote".
Bastava la doppia preferenza....
2) Donne turche: che cosa scommettiamo che anche a Istambul questa protesta verrà ricordata come ecologica ("salviamo 800 alberi") o laicista ("ci faranno una moschea") o anche anticonsumista ("ci costruiscono un supermercato")? Non c'è più traccia nei media della reazione di donne e giovani contro il divieto di bacio nelle strade e le minacciate "velature" delle donne. Come se il primo problema non fosse la violenza sessista: alla fine dello scorso anno una deputata ha scandalizzato il Parlamento mostrando sul suo corpo le lividure delle botte maritali. E la giallista Esmahan Aykol dice (su Repubblica di oggi) che in Turchia "non è difficile essere scrittrice, ma essere donne...ogni giorno ne vengono uccise tre ".
3) Donne cattoliche (e non solo): Papa Francesco è molto caro e dice cose entusiasmanti. Peccato che continui il culto dell'embrione tipico del maschilismo di un clero che, anche se non ha idee ben chiare su come nascono i bambini, dovrebbe rinunciare a chiedere a tutti i governi del mondo "la protezione giuridica" di ogni prodotto del concepimento. Pensare che le donne tentano di spiegare che cosa'è la maternità "libera e responsabile" e che cos'è la violenza....
 
14 giugno 2013

14/06/13

NO DAL MOLIN

Donne in Nero: Appello alle Autorità a non partecipare all’inaugu...:
"Come atto di rispetto alla città chiediamo a tutte le autorità locali di non partecipare all’eventuale inaugurazione della nuova base Usa al Dal Molin***E' questa la richiesta che gruppi, associazioni e comitati vicentini rivolgono alle autorità locali attraverso una raccolta firme che durerà fino a fine giugno. Clicca qui per firmare. Scarica il modulo e raccogli le firme tra vicini, amici e parenti. Riconsegna il modulo compilato al banchetto che sarà presente a FestAmbiente L’inaugurazione della nuova base USA Dal Molin è un atto che gli statunitensi vogliono riproporre...

07/06/13

TURCHIA

Care donne della Turchia, siamo con voi!

La Federazione delle donne greche (OGE) ha inviato il seguente messaggio di solidarietà all’Unione delle donne per l’uguaglianza e la libertà di Turchia, organizzazione affiliata all’Ufficio europeo della Federazione democratica internazionale delle donne (Widf).
“Care amiche e compagne, stiamo seguendo con grande apprensione gli avvenimenti nel vostro paese e la violenta repressione a danno dei dimostranti a Istanbul e altre città della Turchia. Noi della Federazione donne greche (OGE) condanniamo la repressione e l’autoritarismo del governo di  Erdoğan ed esprimiamo la nostra solidarietà al movimento delle donne e al popolo di Turchia in lotta contro le politiche governative antipopolari e contrarie agli interessi dei lavoratori. Noi in Grecia, insieme alle altre donne, agli operai, ai lavoratori tutti, agli studenti leviamo la nostra voce solidale col popolo turco, contro i monopoli e l’autoritarismo. Noi della Federazione delle donne greche siamo infatti convinte che le lotte del movimento delle donne, e quelle del movimento popolare in generale, debbano indirizzarsi contro i monopoli, cioè contro le ragioni che producono le politiche antipopolari dei governi borghesi e contro le organizzazioni imperialiste, ed aprire la strada alla soddisfazione dei nostri bisogni immediati e all’uguaglianza sociale e di genere.
Siamo con voi in questa lotta, in nome dell’amicizia fra i popoli e contro l’odio nazionalistico!”

02/06/13

I 5 CUBANI

5 giornate per i 5 Cubani
Cinque giornate fitte di iniziative pubbliche - dal 30 maggio al 5 giugno -  sono in corso a Washington DC, con la partecipazione di rappresentanti di 22 paesi del mondo, per chiedere che cambi la politica Usa verso Cuba e la libertà per i 5 Cubani detenuti negli Usa da 15 anni.
 Alle attività di queste 5 giornate hanno assicurato la loro partecipazione parlamentari, intellettuali, avvocati, sindacalisti e attivisti provenienti da 22 paesi del continente americano e del mondo. Tra questi la celebre attivista dei diritti civili Angela Davis, il giornalista e scrittore Ignacio Ramonet , già caporedattore di Le Monde Diplomatique; Dolores Huerta, notissima scrittrice giornalista ed ex parlamentare brasiliana, autrice di numerosi libri, tra cui i best seller Olga; Wayne Smith, ex capo della sezione Interessi Usa a Cuba; Ramsey Clark del Centro per i diritti umani negli Usa; il filosofo italiano e parlamentare europeo Gianni Vattimo, e molti altri.

2 GIUGNO

Il 2 giugno è la nostra festa,
la festa delle donne e degli uomini che si riconoscono nella Costituzione,
che sancisce i diritti di tutte e di tutti, il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute…,
e il ripudio della guerra.
Ribadiamo la pace come bene comune e valore fondante e fondamentale della Repubblica
Fuori la Guerra dalla Storia
 

30/05/13

FRANCA RAME

Alla nostra imprescindibile Franca
Wilpf Italia (Lega internazionale di donne per la pace e la libertà)

Cara Franca, socia onoraria della Wilpf Italia, nostra amatissima amica e compagna di lotta per i diritti di tutti, a partire da quelli delle donne. Il tuo incessante e coraggioso impegno vive in noi. Venerdì saremo lì accanto a te per darti il nostro ultimo saluto, tutte vestite di rosso , cantando “ Bella Ciao”. E le donne saranno tante e tante proprio come desideri tu. E il loro GRAZIE per te sarà un coro che all’unisono ti accompagnerà per sempre: una fluttuante onda rossa di amore e di impegno sociale e politico al femminile.
E con loro saranno tanti anche gli uomini, ci auguriamo sinceramente avviati in un percorso di cambiamento interiore verso la conquista dell’autentico rispetto per le donne, proprio come hai auspicato tu e noi insieme a te.
Vorremmo esprimerti nuovamente la nostra infinita gratitudine, per un altro aspetto del tuo impegno sociale: averci aiutato e sostenuto finanziariamente nella campagna di solidarietà per Silvia Baraldini, altra straordinaria donna, anch’essa socia onoraria della Wilpf Italia.
D'altronde quello carcerario è stato un altro importante aspetto del tuo impegno civile di donna coraggiosa, sempre dalla parte degli oppressi. Hai saputo coniugare l’arte all’impegno sociale e politico e il tuo messaggio lungimirante  di donna sensibile e coraggiosa, è diventato dirompente, forte, capace di smuovere le coscienze. Grazie. Sei la nostra imprescindibile Franca.

29/05/13

Convenzione d'Istanbul

La Camera approva
 
di Giancarla Codrignani
 
Care amiche, allora un femmicidio atroce ha affrettato la calendarizzazione della Convenzione di Istambul: la Camera si è espressa unanimemente a favore. Con applauso. Ottimo. 
Come sempre, guai a indulgere alle illusioni. Intanto, la Convenzione presentata nel 2011 deve aspettare altre nove firme per diventare esecutiva. Poi, le convenzioni sono "carte di principi" che gli stati si impegnano a rendere effettiva con leggi proprie: per farsi un'idea pensiamo alla "Convenzione contro ogni forma di discriminazione delle donne" che è del 1979 (attuabile dall' '81). I principi sono essenziali per sviluppare la cultura dei diritti. Ma, non solo in Italia, bisogna realizzarli senza fidarsi delle deleghe ai Parlamenti.
Non parlo della barbarie continua contro donne e ragazze "che si fidano": non ci sono abbastanza parole. Talebani.
Vorrei, invece, sottolineare le "microviolenze" che non sono le coltellate e non chiedono risarcimenti a mezzo legge. Sottolineo la solita "piccola cancellazione di noi", in particolare per quante si dichiarano di sinistra e si occupano poco del sé femminile dentro le famiglie politiche di appartenenza. Tanto ci amano ugualmente: vogliono che gli diamo i voti.... Leggo la pubblicizzazione della rivista o-line del Pd: TAMTAM DEMOCRATICO. Chi suona la grancassa con articoli che riguardano una politica presumibile dei due generi? Carlo, Michele, Franco, Massimo, Giorgio, Claudio, Stefano, Alessandro, Franco, Walter Francesco, Andrea. NON UNA DONNA UNA.