24/02/15

DONNE IN NERO

LA PACE È NELLE NOSTRE MANI




Comunicato delle Donne in nero – Casa delle Donne di Torino

“Vivere giorno per giorno la nostra Costituzione” ha dichiarato il neo-presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Siamo d’accordo con lui, ma garantire la Costituzione significa, tra l’altro, “ripudiare la guerra e promuovere la pace”.
E come può essere applicato l’articolo 11, l’Italia ripudia la guerradal momento in cui si definiscono le Forze armate “sempre più strumento di pace” e vengono promosse al rango di “elemento essenziale della politica estera”, ruolo che, invece, dovrebbe essere proprio della diplomazia, di fatto inesistente?

Tutto, nel discorso del Presidente Mattarella vieni iscritto comunque nella necessità di difenderci dal “terrorismo internazionale” e dai “predicatori di odio” che insidiano la nostra sicurezza e i nostri valori. Senza interrogarsi mai se l’uso della forza militare, vale a dire della guerra, abbia fin qui aiutato a fermare il terrorismo e non piuttosto a seminare maggiore odio. Non è forse l’uso della guerra a pregiudicare gli sforzi di pace degli organismi internazionali?

In quale crisi – nei Balcani, in Iraq, in Afghanistan o in Libia… - l’uso della forza e della guerra “umanitaria” con la presenza interventista dei nostri soldati ha aiutato a risolvere i conflitti e non ha invece incancrenito la situazione, anche con la co-responsabilità in stragi con tante, troppe vittime civili e fughe di milioni di disperati?

L’Europa – ha detto il Presidente – sta vivendo dopo la fine della Guerra Fredda una nuova stagione di diritti. E allora, che ci stanno a fare 100 piloti italiani di cacciabombardieri nei Paesi Baltici al seguito della strategia di allargamento a est della NATO, pericolosamente al confine della Russia? Davvero questo aiuterà la conclusione della crisi ucraina o al contrario la approfondirà?

La pace, la difesa dei diritti non può essere lasciata nelle mani di una organizzazione militare come la NATO. Essa viene perseguita evitando e contrastando le ingiustizie interne ai paesi e tra vari paesi e favorendo conoscenza e relazioni fra tutti. Questo è compito dei governi e di tutti e tutte noi. 



12/02/15

Cosa è il TTIP e perché cambierà le nostre vite

L'Unione Europea pretende di uscire dalla crisi esasperando le condizioni che ci hanno trascinato nella crisi stessa. Con la firma del TTIP, ogni legge o vincolo ambientale, sulla sicurezza e tutela dei consumatori, sui diritti del lavoro o in qualsivoglia altro ambito potrebbe essere considerato una barriera ingiustificata al libero commercio.


Andrea Baranes, Zeroviolenza,  12 febbraio 2015
https://stop-ttip.org/firma/

Cos'è il TTIP? - Il Transatlantic Trade and Investment Pact (a volte indicato come TransAtlantic Free Trade Agreement o TAFTA) è una accordo per la liberalizzazione degli investimenti negoziato tra Unione Europea e USA. Un documento che doveva rimanere segreto ma che è poi trapelato riporta che l'obiettivo del TTIP è quello di rendere permanente "il più alto livello di liberalizzazione attualmente presente negli accordi di libero scambio".

L'accordo riprende i contenuti di precedenti tentativi, che sono falliti anche in seguito alla mobilitazione di moltissime organizzazioni della società civile, quali il MAI (Multilateral Agreement on Investments) discusso in sede OCSE o la liberalizzazione degli investimenti nell'accordo GATS del WTO. 

11/02/15

UN/WOMEN

FATTI E CIFRE: LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NEL MONDO



Una pandemia in diverse forme

Secondo una revisione globale 2013 dei dati disponibili, il 35 per cento delle donne in tutto il mondo hanno sperimentato sia la violenza fisica e/o sessuale  domestica sia la violenza  sessuale da un non-partner. Tuttavia, alcuni studi nazionali sulla violenza dimostrano che fino al 70 per cento delle donne hanno subito violenza fisica e/o sessuale  nella loro vita da un partner [1].
Si stima che di tutte le donne uccise nel 2012, quasi la metà sono state uccise dal partner o da membri della famiglia [2].
Più spesso che no, i casi di violenza contro le donne non vengono denunciati. Ad esempio, uno studio basato su interviste a 42.000 donne nei 28 Stati membri dell'Unione europea ha rivelato che solo il 14 per cento delle donne ha riferito alla polizia il più grave episodio di violenza domestica, e il 13 per cento  ha riferito alla polizia l'episodio più grave di violenza da un non partner [3].
In tutto il mondo, più di 700 milioni di donne viventi oggi si sono sposate da bambine (sotto i 18 anni di età). Più di una su tre - circa 250 milioni - si sono sposate prima dei 15 anni. Spose bambine che spesso non sono in grado di negoziare in modo efficace il sesso sicuro, restando vittime di infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l'HIV, oltre a gravidanze precoci. Il fatto che le ragazze non sono fisicamente abbastanza mature per partorire, mette le madri e i loro bambini a rischio. Le ragazze povere hanno anche 2,5 volte più probabilità di sposarsi bambine  rispetto a quelle più ricche [4].
Tra le ragazze non sposate, i partner attuali o gli ex sono più frequentemente gli autori di violenza fisica in tutti i paesi con dati disponibili [5].
Circa 120 milioni di bambine in tutto il mondo (poco più di 1 su 10) hanno sperimentato un rapporto forzato o altri atti sessuali forzati ad un certo punto della loro vita [6].
Più di 133 milioni di ragazze e donne hanno subito qualche forma di mutilazione genitale femminile (MGF) nei 29 paesi in Africa e nel Medio Oriente, dove questa pratica dannosa è più comune. Al di là del dolore fisico e psicologico estremo, le ragazze che subiscono mutilazioni genitali femminili sono a rischio di sanguinamento prolungato, infezioni (compreso l'HIV), infertilità, complicazioni durante la gravidanza e morte [7].
La tratta riduce milioni di donne e ragazze nell’odierna schiavitù. Le donne e le ragazze rappresentano il 55 per cento dei circa 20,9 milioni di vittime del lavoro forzato in tutto il mondo, e il 98 per cento dei circa 4,5 milioni costrette allo sfruttamento sessuale [8].
Tra il 40 e il 50 per cento delle donne nei paesi dell'Unione Europea sperimentano approcci sessuali indesiderati, il contatto fisico o altre forme di molestie sessuali sul luogo di lavoro [9].
Negli Stati Uniti, l'83 per cento delle ragazze di età compresa tra 12 e 16  hanno sperimentato una qualche forma di molestia sessuale nelle scuole pubbliche [10].

10/02/15

Portogallo / MDM

1975-2015/ 40 °anniversario dell'Anno Internazionale della donna


Quest’anno ricorre il 40 ° anniversario dell'Anno internazionale della donna, proclamato dalla Assemblea generale  delle Nazioni Unite, che promossero nel 1975 la prima Conferenza internazionale e le successive Decadi delle Nazioni Unite per le donne (l’ultima fu aperta a Pechino venti anni fa). Per l’occasione del quarantennale, il Consiglio Nazionale del Movimento Democratico delle Donne portoghesi (MDM) in un comunicato auspica la piena realizzazione del dettato costituzionale nel proprio paese, nel ricordo di quell'evento storico, e il ritorno ai “percorsi di Aprile”, avviati in Portogallo con la Rivoluzione dei garofani rossi e che conducono ai diritti delle donne.

Il 1975 fu proclamato Anno internazionale della donna (AID) dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il 7 gennaio di quest'anno, una risoluzione del Consiglio dei Ministri (portoghese ndt) presieduto da Vasco Gonçalves ne ha ratificato la celebrazione in Portogallo "considerando l'alto significato e la tempestività degli obiettivi che l'Anno internazionale della donna si prefigge, vale a dire l'eliminazione di ogni discriminazione di diritto e di fatto nei confronti delle donne, la crescita della partecipazione delle donne alla trasformazione sociale."

09/02/15

Donne in Nero: GIORNATE DELLE MEMORIE

Donne in Nero: GIORNATE DELLE MEMORIE:   La mia grande lezione da Auschwitz è: chi vuole disumanizzare l'altro deve prima essere disumanizzato. Gli oppressori non sono più ve...

08/02/15

Gran Bretagna/ TTIP

Donne inglesi contro il TTIP: perché è una minaccia al nostro sistema sanitario pubblico e al welfare 

da Sisters, periodico della National Assembly of Women (NAW, Gran Bretagna) http://www.sisters.org.uk/

 L’Health and Social Care Act 2012 del governo inglese di coalizione  ha accelerato la svendita del Servizio Sanitario Statale (SSN) alle imprese sanitarie private. Il Transatlantic Trade and Investment Partnership,  partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, ora rischia di rendere ciò irreversibile.


05/02/15

BRUXELLES / SEMINARIO EUROPEO SULLA SALUTE DELLE DONNE


La lotta per un sistema sanitario pubblico e gratuito è una lotta per la vita stessa




Nei giorni 1 e 2 febbraio 2015 l’ufficio di coordinamento europeo della Women’s International Democratic Federation (WIDF) ha tenuto a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, un seminario sui servizi sanitari primari per le donne, con il motto: "La lotta per un servizio sanitario pubblico e gratuito è una lotta per la vita stessa". Al termine dell’incontro, è stata concordata la seguente RISOLUZIONE:

Bruxelles, 2 febbraio 2015

Noi donne riunite a Bruxelles, l’1 e il 2 febbraio 2015, in rappresentanza  delle organizzazioni dell'ufficio di coordinamento europeo della WIDF/FDIM, provenienti da Grecia, Cipro, Portogallo, Italia, Regno Unito, Russia, Spagna, Turchia, dopo ampia e approfondita discussione dichiariamo quanto segue:
La questione della salute, specialmente delle donne lavoratrici e loro famiglie, da lunga data è una delle questioni primarie del movimento internazionale delle donne e della WIDF/FDIM.
Nel corso degli ultimi anni si è registrato un graduale aumento della morbilità e deterioramento della salute soprattutto nei ceti popolari. Ciò va attribuito al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, così come ai cambiamenti drammatici nella sanità pubblica e nel sistema di welfare.
Le donne hanno esigenze aggiuntive e specifiche di assistenza sanitaria e di sicurezza sociale, sia nelle loro funzioni biologiche e sociali di madri sia per la loro posizione ineguale nella società.

L'Unione Europea, dal momento che è governata come unione transnazionale dei capitali e degli Stati che la compongono, come un’alleanza fra lupi, considera Sanità e Welfare non come un diritto sociale, ma come una merce da vendere e da cui ricavare profitti.

Per questo, l’attività di business nel settore della sanità è aumentata, mentre il Servizio sanitario pubblico è stato declassato, come imposto dalla strategia dell'UE: una strategia che obbedisce solo al criterio del rapporto "costi-benefici". In questo contesto, la promozione, la tutela e la salvaguardia della salute sono considerati dei costi per il capitale e un danno per la competitività. In questo senso, tutte le misure di prevenzione sanitaria, terapia e riabilitazione, non vengono adottate per coprire le reali esigenze delle famiglie lavoratrici. Il criterio è il profitto del capitale e la competitività delle imprese.

Anche il trattato attualmente in corso di negoziazione tra l'UE e gli USA (TTIP) costituisce una grave minaccia per la sussistenza di un servizio sanitario pubblico gratuito e deve essere contrastato.

Invece la sanità deve essere un bene sociale, un diritto di ogni essere umano e in particolare delle donne. Non può essere responsabilità di una singola famiglia o di un individuo. Deve essere responsabilità e obbligo dello Stato garantire la salute equamente e gratuitamente a ciascuno/a attraverso un sistema sanitario comune esclusivamente pubblico.

Noi rivendichiamo ciò che ci appartiene dando la priorità alla prevenzione sanitaria e al potenziamento del sistema sanitario pubblico; esigiamo tutto ciò che la scienza e la tecnologia ha da offrire oggi al fine di migliorare la vita di tutte le persone, in particolare quella delle donne dei ceti popolari e di coloro che, producendo tutta la ricchezza, sono oppressi dallo sfruttamento.

Chiediamo: 
- Un servizio sanitario universale sostenuto dalla fiscalità generale, pubblico e gratuito per tutti.
- Prestazioni mediche di prevenzione gratuite per tutte le donne e i bambini.
- Misure volte a garantire che i medicinali siano forniti ai servizi sanitari da un sistema pubblico e gratuito.
- Cure materno-infantili pre e post natali specialistiche gratuite.
- Ospedali e centri sanitari pienamente dotati del personale necessario per andare incontro alle esigenze degli utenti, impiegato a tempo pieno nelle strutture pubbliche.
- Accesso universale e gratuito ai servizi per la salute riproduttiva, ginecologica, per l’aborto e per la cura delle malattie a trasmissione sessuale (STD).
- Servizi di assistenza sanitaria su luoghi di lavoro, scuole, parchi giochi, palestre ecc. con personale specializzato ed esperto della sicurezza appartenente al sistema pubblico e non privato.
- Servizi di assistenza domiciliare pubblica gratuita.
- Abolizione dei ticket e di ogni forma di business nel settore medico sanitario e di welfare, in quanto questo è l'unico modo per ottenere servizi realmente di alto livello, globali e gratuiti per tutti e soprattutto per le donne ei bambini che ne hanno più bisogno.

La lotta per un servizio sanitario pubblico e gratuito è una lotta per la vita stessa, che continueremo a portare avanti senza compromessi

La risoluzione è stata sottoscritta dalle rappresentati delle organizzazioni europee della WIDF che vi hanno partecipato:
Skevi Koukouma, vicepresidente della WIDF e presidente dell’Organizzazione Pancipriota delle Donne (POGO, Cipro)
Ludmila Kuznetzova dell’Unione Donne di Russia  (WUR)
Anita Wright della National Assembly of Women  (NAW, Regno Unito)
Ada Donno dell’Awmr Italia - Associazione donne regione mediterranea.
Regina Marques del Movimento Democratico de Mulheres  (MDM, Portogallo)
Blanca Rivas Conzalez dell’Associazione Donne per i Socialismo (AMS, Spagna)
Cise Midoglu (dell’UWEF, Turchia)
Mairini Stefanidi  della Federazione Donne Greche (OGE) che coordina l’Ufficio Europeo della WIDF