19/12/14

CUBA

L’Awmr Italia alle donne di Cuba e alla FDIM
UNA SVOLTA STORICA
Condividiamo con le donne cubane e con la FDIM questo giorno di esultanza che segna una svolta storica per Cuba libera.
Con il ritorno a casa dei Cinque patrioti ingiustamente detenuti nelle carceri statunitensi,  ha vinto l’eroica resistenza cubana,  hanno vinto la fermezza del governo cubano e la solidarietà internazionale.
Si apre una pagina nuova nelle relazioni con gli Usa e si pongono le basi perché sia finalmente rimosso il cinquantennale blocco economico, commerciale e finanziario, il lungo assedio economico e politico, lo stato di guerra continuato della più grande potenza imperialista nei confronti dell’Isola Ribelle, della sua popolazione e del suo governo rivoluzionario.
Contro la linea dello scontro diplomatico, dello strangolamento economico, del supporto alla dissidenza ed alla potente lobby anticubana di Miami, contro la campagna ideologica anticubana perseguita finora dagli Usa e dai suoi obbedienti accoliti in Europa e negli altri continenti, si afferma la volontà di Cuba di mantenere  relazioni giuste e corrette con tutti i paesi del mondo  su un piano di parità e rispetto reciproco.
Auguriamo alle donne cubane nuovi e importanti successi nelle nuove condizioni determinate da questa storica svolta: che essa sia una nuova tappa del processo rivoluzionario di Cuba libre.





16/12/14

DOCUMENTO


Le politiche europee e la salute delle donne in Grecia  

La Federazione delle Donne Greche (OGE) si è sempre interessata del problema sanitario in generale e in particolare del problema dell’assistenza sanitaria alle donne lavoratrici: è stato sempre un obiettivo per cui lottare.
Tuttavia, ultimamente si registra un graduale aumento della morbilità tra gli strati popolari, insieme a un deterioramento della salute, probabilmente a causa del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, nonché dei drammatici cambiamenti nel sistema sanitario pubblico.

Per affrontare questo problema abbiamo organizzato una campagna sull’ASB, da svolgersi nei mesi di ottobre, novembre e dicembre nel nostro paese e anche a livello europeo, secondo quanto stabilito nell’ultimo esecutivo internazionale della WIDF.
L'obiettivo principale di questa campagna è di sottolineare le principali cause di questa situazione, indicarne i responsabili ed organizzare la nostra lotta su basi solide.
Abbiamo scelto l’ASB perché ha un grande impatto sugli strati popolari e soprattutto sulla salute delle donne.
L'enorme importanza dell’ASB per la salute individuale e collettiva consiste nel fatto che essa deve coprire una larga scala di prevenzione delle malattie e di servizi per la promozione della salute, da destinare sia alle persone sane, nel corso della loro vita, sia alle persone non sane in forma di cure mediche e terapie di riabilitazione.
Al giorno d'oggi, nel nostro paese l’ASB viene fornita dal sistema sanitario pubblico, gli interventi di organizzazioni non governative e altre organizzazioni di volontariato, ambulatori privati e  aziende sanitarie private.

LISBONA

Il Movimento Democratico de Mulheres a congresso
Il 25 ottobre si è tenuto a Lisbona il 9° congresso dell’MDM, organizzazione storica delle donne portoghesi. Ha assistito al congresso anche una delegazione della  Federazione Democratica internazionale delle donne, alla quale l’MDM è affiliato.

Nel motto che contrassegnava il congresso – per i diritti e la dignità delle donne l’urgenza di lottare per Aprile -  il richiamo al 25 aprile di quarant’anni fa, quando una rivolta popolare mise fine al salazarismo,  la più lunga  dittatura fascista in Europa. 
Nell’agenda congressuale, i temi con i quali le donne dell’MDM si stanno confrontando oggi: la crisi del capitalismo, che è economica, sociale, politica, culturale. Le logiche perverse del monopolismo finanziario che diventano sempre più aggressive. L’ideologia neoliberista che domina questa estrema fase del capitalismo e subdolamente passa attraverso le misure di “risanamento dei bilanci”, stritola i diritti e piega le democrazie alle esigenze del profitto. La politica monetaria europea che favorisce una recessione senza fine, un processo galoppante di impoverimento e proletarizzazione della società portoghese, come degli altri paesi europei. Una crisi senza precedenti.  Non è mai stato così evidente il divario tra i più ricchi e i più poveri, dicono le donne portoghesi riunite a congresso. Non è mai stato così acuto il divario tra paesi ricchi e paesi poveri.
In questo contesto, le donne sono, come sempre, le più colpite. La crisi capitalistica infatti non è un fenomeno neutrale, né se la si guarda da un punto di vista di genere né di classe: sono le donne a pagare di più in termini di occupazione, reddito e qualità della vita. E sono le donne lavoratrici a pagare il prezzo più alto  più in assoluto.
L’obbedienza alle direttive europee pone particolarmente sotto attacco i diritti sociali e del lavoro. La de-regolazione selvaggia delle relazioni economiche internazionali apre porte pericolose ad ulteriori privatizzazioni che minacciano di  neutralizzare conquiste sociali e ambientali già acquisite ed avere un impatto irreversibile sul welfare, sulla qualità della vita, sull’assistenza sanitaria, la sicurezza alimentare, l’ambiente, i diritti delle donne.
La salute sessuale e riproduttiva, il diritto alla maternità libera e consapevole, la vigilanza costante contro i tentativi di far fallire la legge sull’aborto, confermata da un referendum popolare quattro anni fa,  sono temi che stanno a cuore alle donne portoghesi come al resto delle donne europee.
C’è poi la recrudescenza di fenomeni antichi e mai sconfitti,  la violenza sulle donne, da quella domestica al laido commercio del corpo femminile in tutte le sue forme, che oggi assumono una allarmante dimensione politica planetaria.
E infine i fantasmi sempre in agguato del fascismo, del nazismo e della guerra: sono diversi anni ormai che abbiamo la netta sensazione di muoverci all’interno di  minacciosi scenari di guerra.
Al congresso erano presenti anche rappresentanti di organizzazioni di donne di altri paesi europei - Grecia, Russia, Italia - affiliate anch’esse alla Fdim. E poi le donne di paesi africani ex coloniali - Capo Verde, Mozambico, Angola – e anche del Sahara Occidentale, con le quali l’Mdm mantiene uno rapporto speciale di cooperazione internazionale. 


21/10/14

LISBONA

Marcia per la pace per le vie di Lisbona

Il Movimento Democrático de Mulheres a Congresso

Col motto “Per i diritti e la dignità delle donne, urgenza di lottare per Aprile” il Movimento Democrático de Mulheres (MDM) del Portogallo tiene il suo 9° congresso a Lisbona,  il 25 ottobre prossimo.
Al centro dei lavori congressuali c’è la riflessione sulle conquiste delle donne portoghesi degli ultimi decenni, a partire dall’Aprile ’75, data fatidica della rivoluzione dei garofani rossi, ma anche i passi indietro registrati e le nuove sfide nel campo del lavoro, della salute e libertà sessuale e riproduttiva, della maternità, dell’empowering femminile.
Si discuterà quindi anche di violenza sulle donne, in Portogallo e nel mondo, da quella domestica e sul lavoro al traffico delle donne e prostituzione, alle violenze e genocidi nei vari scenari di guerra.
Oltre ai lavori congressuali,  sono in programma nei giorni seguenti incontri decentrati in varie località del Portogallo sui temi del lavoro, della cooperazione e della solidarietà internazionale, a cui sono invitate a partecipare anche le ospiti straniere presenti al congresso. Sarà un’occasione straordinaria d’incontro e di scambio d’esperienze fra donne portoghesi e varie  delegate di associazioni affiliate alla Federazione democratica internazionale delle donne (fra le quali l’MDM stesso) provenienti da ogni continente. Un considerevole sforzo organizzativo delle compagne portoghesi, che contribuirà ad accrescere la conoscenza di tutte della realtà internazionale del movimento delle donne e a rafforzare l’amicizia reciproca. 

18/10/14

DONNE NELLA CRISI E OLTRE LA CRISI

Il seminario nazionale a Lecce


L’11 e 12 ottobre 2014 si è tenuto a Lecce  il seminario “Donne nella crisi e oltre la crisi” organizzato dalla Rete italiana di Donne nella crisi e dalla Casadelle donne di Lecce (di cui l’Awmr Italia fa parte).  Le partecipanti al seminario hanno espresso, nella consapevolezza della difficoltà dei tempi che viviamo, il desiderio di dare vita a nuove campagne d’azione capaci di andare oltre i confini nazionali e di collegarsi alle lotte dei movimenti femministi che oggi in Europa si confrontano con la crisi capitalistica internazionale.
Stiamo attraversando una crisi profonda del patriarcato, del capitalismo e dell’Occidente. La crisi, che  è economica, sociale, politica, culturale ed è generata dalle logiche perverse del capitalismo monopolistico finanziario e dell’imperialismo, rende ancora più aggressive le entità le entità che l’hanno generata fino al punto di risvegliare  in Europa i fantasmi dell’integralismo religioso, del populismo e dell’autoritarismo politico, delle divisioni interne al lavoro salariato, dell’aggressione armata e della guerra.
Nel seminario abbiamo discusso, tra l’altro, della necessità di contrastare i piani neoliberistici  che passano attraverso strumenti come il Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP),  il trattato sulla liberalizzazione di commercio ed investimenti che attualmente è in fase di negoziazione segreta tra  l’Unione europea e gli Stati Uniti e si punta a stipulare entro la fine del  2014. Esso rischia di portare alla completa cessione della sovranità popolare a favore dei grandi monopoli industriali  con la rinuncia alla sicurezza alimentare, sanitaria e ambientale e  con possibili  impatti irreversibili sulla qualità della nostra  vita.
Il seminario ha aderito alla campagna internazionale organizzata dal coordinamento STOP TTIP!
Le donne hanno raggiunto un’autonomia di pensiero senza precedenti nella storia dell’umanità, esse sono dappertutto in prima fila nelle lotte e dappertutto manifestano chiaramente la volontà di  non tornare indietro. La forza conquistata negli ultimi decenni dalle donne può diventare capacità di resistere ad un assalto più forte del capitalismo monopolistico finanziario internazionale,  creando coscienza e legami popolari solidali per andare oltre la crisi, senza riprodurre le logiche che l’hanno generata: la natura stessa, prima di ogni altra cosa, non sarebbe in grado di tollerare tali logiche.
 Le donne del mondo unite possono costruire pensieri e pratiche in grado di delineare un’alternativa per l’umanità intera e per il pianeta stesso.
Dal seminario è venuta infine la proposta di una nuova campagna di azioni comuni  che a partire da questo momento confluisca  nella scadenza della prossima Marcia Mondiale delle Donne prevista per giugno 2015.


Lecce, 12 ottobre 2014

FERMIAMO IL T-TIP

LA WILPF SI OPPONE AL TTIP!

Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP) è un trattato sulla liberalizzazione di commercio ed investimenti  attualmente in fase di negoziazione - in segreto - tra  l’Unione europea e gli Stati Uniti (come l’equivalente CETA tra Canada e UE), che si punta a stipulare entro la fine del 2014.
L'obiettivo principale dichiarato del TTIP è rimuovere le "barriere" normative che limitano i potenziali
profitti delle imprese transnazionali dall’una all’altra sponda dell'Atlantico.
Oltre alla deregolamentazione dei mercati, il TTIP cerca  di crearne di nuovi attraverso l'apertura di pubblici servizi  e appalti governativi alla concorrenza dalle multinazionali, minacciando di introdurre   un'ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave, come quelli della salute, cultura e istruzione.
Cosa più preoccupante di tutte, il T-TIP mira a garantire agli investitori  transnazionali un diritto inedito a citare in giudizio i governi sovrani di fronte a tribunali arbitrali ad hoc per eventuali perdite di profitti derivanti da scelte politiche. Se un tribunale arbitrale conclude che le politiche democraticamente determinate potrebbero ridurre i profitti previsti di un investitore, un governo potrebbe essere obbligato a pagare miliardi di danni.
Il T-TIP permetterebbe in maniera subdola alla grande industria di neutralizzare le conquiste sociali e ambientali e di promuovere la mera crescita quantitativa; perciò può avere impatti irreversibili sulla nostra
vita quotidiana, in particolare sulla nostra salute, l’alimentazione, il lavoro, la sicurezza dei prodotti, l'ambiente, le normative sociali e sulla privacy. Potrebbe anche cambiare radicalmente il modo in cui ci rapportiamo alle istituzioni democratiche.

LE RAGIONI DELLE DONNE CONTRO IL T-TIP

Instabilità economica e tagli ai servizi sociali colpiscono per prime le donne. La sicurezza sociale, il welfare e l'accesso ai servizi pubblici garantiti sono estremamente importanti per ridurre i rischi per la salute, diminuire la povertà e garantire una vita autodeterminata a uomini e donne. Il TTIP apre porte pericolose a ulteriori privatizzazioni che si ripercuotono sulla pace sociale.
Sovranità e sicurezza alimentare deregolamentate, standard ambientali annacquati. Le donne, in quanto soggetti chiave nell’organizzare la vita quotidiana delle le famiglie, richiedono l’accesso all’acqua pulita e al cibo sicuro. Esse costituiscono la maggioranza dei piccoli agricoltori e assicurano l’approvvigionamento alimentare di base. Accaparramento di terre, agro-business, estrazione di petrolio, gas e minerali, alimenti contaminati da  pesticidi, ormoni e altri additivi minacciano e inquinano terra e acqua. La biodiversità si perde attraverso  il supersfruttamento delle risorse naturali.
Ineguale distribuzione degli "eventuali" benefici. Le agevolazioni e le aperture alla concorrenza dei privati minano la sovranità dei cittadini, escludono i poveri, le donne ed evadono il principio di precauzione che è un importante fattore di prevenzione dei conflitti.
Una minaccia per il Sud del mondo e per la pace.  Il TTIP è l'opposto di ciò che si intende per obiettivi di sviluppo sostenibili (OSS). Le imprese europee stanno mettendo a rischio l’agricoltura del Sud con una strategia a  senso unico ed esportazioni facilitate del settore alimentare  che distruggono i mercati locali.
Le donne hanno bisogno di un ordine commerciale alternativo che consenta:
priorità dei diritti umani, diritti delle donne, diritti dei lavoratori, dei nativi e della tutela dell'ambiente sugli interessi corporativi e privati; cambiamento strutturale, accesso universale alla qualità, servizi pubblici e protezione sociale; piena trasparenza nella valutazione e applicazione del principio di precauzione per tutelare le persone / donne dal danno; ai paesi, regioni, comunità di regolamentare  produzione, distribuzione e consumo dei propri beni e servizi, di dare priorità ai sistemi alimentari locali e regionali  e garantire la sovranità alimentare per tutti; redditi dignitosi per i produttori e lavoratori e prezzi accessibili
per i consumatori soprattutto per beni di prima necessità, come cibo e medicine; ai governi, parlamenti e autorità pubbliche di avere pieno diritto di regolare i mercati finanziari e il settore dei servizi  finanziari
al fine di tutelare i diritti sociali e welfare; sostenibilità sicura, salvaguardia del controllo democratico;
esclusione di alcuni beni comuni come l'acqua, la salute, l'istruzione, la cultura dai negoziati sul commercio e sugli investimenti; riconoscimento di responsabilità comuni ma differenziate ai paesi in via di sviluppo e trattamento particolare e differenziato per i più poveri.

Il 6 ° ciclo di negoziati ha avuto inizio a Bruxelles  nel mese di luglio 2014 e si dovrebbe concludere a dicembre.  La segretezza che li circonda contraddice il nostro diritto di cittadini/e ad essere consultati/e su questioni che riguardano la nostra vita!

01/10/14

DONNE NELLA CRISI

SEMINARIO
DONNE NELLA CRISI E OLTRE LA CRISI
11-12 ottobre 2014
ex Conservatorio Sant’Anna
via G. Libertini - LECCE
Come cambiano le nostre vite con l’attuale crisi capitalistica internazionale? Quali modalità di resistenza e costruzione di alternative siamo in grado di mettere in atto come donne?
Sono queste alcune delle domande alle quali ci proponiamo di trovare delle risposte. 
Proseguendo nel percorso di elaborazione critica avviato già da un anno dalla Rete Donne nella crisi, discuteremo da un punto di vista di genere alcune questioni fondamentali:
 a)  quali meccanismi governano l’attuale crisi capitalistica  e quali ne sono gli esiti prevedibili con relative ricadute economiche, politiche, sociali a livello nazionale, europeo e globale? C’è un disegno complessivo che si cela dietro l'attacco al welfare e ad altre conquiste oggi a rischio?
b) partendo dal vissuto delle donne, è possibile pensare un altro paradigma di uscita dalla crisi, che non sia quello imposto come "oggettivamente necessario" dal capitalismo internazionale, dalle istituzioni finanziarie e  politiche, che produce conseguenze devastanti? Quale disegno di ristrutturazione capitalistica passa attraverso accordi extrapolitici come il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) che sarà sottoscritto da UE e USA entro dicembre? Quali  ricadute sulle nostre vite sono prevedibili
c) quali modalità di resistenza, opposizione e costruzione di alternative siamo in grado di mettere in atto come donne? Possono le donne farsi soggetto non solo di una risposta difensiva di quel che resta del welfare, ma di una prospettiva più complessiva di cambiamento?

25/09/14

BOLIVIA


L’Unione delle Donne di Bolivia (UMBO) nell’attuale congiuntura politico-elettorale

L’UMBO è un'organizzazione politica rivoluzionaria e anti-imperialista, che fonda i suoi principi nella lotta per la giustizia sociale e la pace, schierandosi con il popolo nella lotta per la liberazione e l'autodeterminazione nel pieno esercizio dei propri diritti; questa lotta ci conduce come donne alla nostra liberazione ed emancipazione dal giogo patriarcale liberandoci dei pregiudizi  e convenzioni sociali che ci opprimono e ci sfruttano doppiamente e triplamente.
L’UMBO durante i suoi 50 anni ha combattuto nella resistenza alle dittature fasciste militari e contro il neoliberismo (D.S.21060), contro la "capitalizzazione" e per il recupero delle risorse naturali militando organicamente all'interno dei COB, fronti e organizzazioni sociali con parità di diritti e doveri. L’UMBO non ha mai fatto alcuna campagna politica elettorale del passato a causa della contraddizione di principi.
Nella congiuntura attuale, l’UMBO è parte del processo di cambiamento, sente nel profondo delle sue convinzioni politiche, la soddisfazione di aver contribuito col sacrificio, con la persecuzione, la prigione e l'esilio a costruire la realtà che è oggi lo Stato Plurinazionale della Bolivia, il suo interesse per la storia della Bolivia è stata senza pretese: senza aver seminato speranze di guadagni personali, la militanza dell’UMBO  è sempre stata un esempio di dedizione, impegno e convinzione ideologica, in una parola, di lotta per una nuova società di giustizia e di pace .

10/09/14

DONNE NELLA CRISI

SEMINARIO INTERNAZIONALE
DONNE NELLA CRISI E OLTRE LA CRISI
11-12 ottobre 2014
ex Conservatorio Sant’Anna
Lecce (Italia)

Come cambiano le nostre vite con l’attuale crisi capitalistica internazionale? Quali sono i suoi meccanismi? Quali modalità di resistenza e costruzione di alternative siamo in grado di mettere in atto come donne?
Sono queste alcune delle domande intorno alle quali ruota il seminario internazionale “Donne nella crisi e oltre la crisi”, organizzato dalla Rete nazionale di Donne nella crisi e Casa delle Donne di Lecce, che si terrà nella città salentina, l’11 e il 12 Ottobre 2014, presso l’ex Conservatorio Sant’Anna.

Europarlamento

Israele consenta agli eurodeputati di vedere Gaza coi loro occhi!

Pierre Laurent (Sinistra Europea): lasciate che gli europarlamentari vedano Gaza coi loro occhi!
Israele ha rifiutato di permettere a una delegazione di 13 eurodeputati del gruppo Gue/Ngl Sinistra unitaria europea-Sinistra vedre nordica di entrare a Gaza
Di fronte alla decisione del governo Netanyahu, il presidente del Partito della Sinistra Europea, Pierre Laurent, ha espresso apertamente la sua indignazione: “Condanno questa decisione arbitraria che viola le leggi internazionali. Questa azione mostra ancora una volta il rifiuto di Israele di perseguire la pace e trovare una soluzione pacifica, giusta e sostenibile del conflitto.
Il presidente della Sinistra europea ha aggiunto che le ragioni evocate sono “inaccettabili”. Gli eurodeputati del Gue/Ngl sono lì per vedere coi loro occhi la situazione, in primo luogo, ed è proprio questo che preoccupa le autorità israeliane.
Pierre Laurent ha concluso la sua dichiarazione rivolgendosi a Federica Mogherini, la nuova Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, chiedendo che protesti duramente contro il governo israeliano affinchè riveda la sua decisione.

04/09/14

STOP ESERCITAZIONI MILITARI

Documento di sintesi politica dell’assemblea contro le esercitazioni israeliane in Sardegna e per il sostegno della campagna di BDS  

Cagliari, 30 agosto 2014
L'assemblea internazionale contro le esercitazioni israeliane in Sardegna e per il sostegno alla campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), riunita a Cagliari il 30 agosto presso il teatro Adriano, a seguito delle varie sessioni e gruppi di lavoro (BDS economico, BDS culturale ed esercitazioni) che si sono svolti nel corso della giornata ha prodotto il seguente documento.
L'assemblea ritiene illegittime le esercitazioni che si svolgeranno in Sardegna a partire dal mese di settembre, in particolare quelle israeliane in quanto portate avanti da un governo che occupa la Palestina tutta illegalmente e fa della pratica di guerra d'aggressione uno dei capisaldi della sua politica estera.
Per questi motivi, nel quadro della più ampia lotta contro l'occupazione militare della Sardegna, l'assemblea si impegna in una attività di contrasto delle esercitazioni perché queste vengano bloccate.

PALESTINA 3

Manifestazione a Roma
TERRA PACE  GIUSTIZIA LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE

L’AWMR Italia – Donne della Regione Mediterranea aderisce alla manifestazione nazionale che le Comunità Palestinesi in Italia organizzano per il 27 SETTEMBRE 2014 a sostegno della lotta del popolo palestinese.

PALESTINA 2

NO alle esercitazioni militari israeliane in Sardegna!

L’Awmr Italia – Donne della Regione Mediterranea ha sottoscritto la petizione lanciata dall’Associazione di amicizia Sardegna-Palestina per chiedere al governo nazionale italiano e a quello regionale sardo di cancellare le esercitazioni militari in Sardegna, sospendere l’esportazione di armi in Israele e di mettere fine all’Accordo di cooperazione militare con Israele (2005).
Secondo tale accordo Israele parteciperà alle esercitazioni militari che si terranno in settembre in Sardegna. Deve essere chiaro a tutti che le armi che saranno testate in Sardegna sono dispositivi di morte che uccidono civili palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.
Addestramenti ed esercitazioni militari sono parte integrante del sistema aggressivo cui lo stato israeliano ricorre nei teatri di guerra. La cooperazione militare dell’Italia con Israele è perciò cooperazione con uno stato in guerra, cosa che è espressamente vietata dalla costituzione italiana.
Pertanto rifiutiamo di stare in silenzio, rifiutiamo di essere complici del massacro compiuto a Gaza da Israele, dell’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi, del regime di apartheid instaurato da Israele a danno della popolazione palestinese.
Diciamo NO alle esercitazioni militari israeliane in Sardegna!

PALESTINA

SOLIDARIETA’ A KHALIDA JARRAR
A Khalida Jarrar, deputata del Consiglio Legislativo Palestinese, è stato notificato dalle forze di occupazione israeliane l’ordine di espulsione da Ramallah e deportazione a Gerico a tempo indeterminato. Secondo un tribunale  militare israeliano,  Khalida, che è anche dirigente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (la seconda maggiore organizzazione dell’OLP, dopo Fatah), costituirebbe una “minaccia alla pubblica sicurezza” in quanto avrebbe pubblicamente incitato la popolazione palestinese a sottrarsi al giogo dell’occupazione israeliana. Khalida si è rifiutata di obbedire all’ordine di espulsione, appellandosi al diritto internazionale. E’ la prima volta, dagli anni ’80, che le forze di occupazione israeliane minacciano di confino un alto dirigente palestinese in Cisgiordania.
La nostra piena solidarietà a Khalida!

19/08/14

Donne in Nero: MAI PIÙ PER TUTTI!

Donne in Nero: MAI PIÙ PER TUTTI!:   Ebrei sopravvissuti e discendenti di sopravissuti al genocidio nazista condannano il massacro di Palestinesi a Gaza, e invitano al boi...

06/08/14

WIDF per Gaza . 2

Messaggio alle donne affiliate alla WIDF nel mondo:
è imperativo agire per porre fine all’impunità di Israele
di Skevi Koukouma

Care amiche
mentre Gaza sta vivendo le prime 24  delle 72 ore del cessate il fuoco entrato in vigore il 5 agosto 2014, noi tutte speriamo che esso duri e che la strage di palestinesi a Gaza finisca una volta per tutte.
Dall’8 luglio, quando l’operazione  definita “barriera protettiva” è stata lanciata da Israele, le forze armate israeliane si sono macchiate di un atroce crimine nei confronti di milleottocento persone: un palestinese ogni ora è stato ammazzato in questi 29 giorni! Migliaia di case sono state distrutte rendendo migliaia di palestinesi per la seconda o la terza volta profughi. Israele non ha esitato a bombardare ospedali e scuole utilizzati dall’UNRWA come rifugi per una parte dei 485mila palestinesi sfollati. Organizzazioni e personalità internazionali hanno denunciato Israele per la violazione dei diritti umani della Legge umanitaria internazionale, per aver commesso crimini equivalenti a crimini di guerra.

Dobbiamo agire urgentemente, chiedere che cessi la strage, che cessi l’assedio, per raccogliere aiuti umanitari e chiederne l’ingresso senza ostruzioni a Gaza, per dimostrare la nostra solidarietà attiva con il popolo palestinese. Sappiamo tutte che le organizzazioni affiliate alla WIDF hanno espresso attivamente la loro solidarietà, ma è imperativo chiedere ed agire per mettere fine all’impunità di Israele. La comunità internazionale deve agire.

Queste sono le cifre di 29 giorni di attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza:
Ø      Palestinesi uccisi: 1.868 (429 bambini, 243 donne e 79 anziani)
Ø      Palestinesi feriti: 9.567
Ø      Edifici distrutti: 5.510
Ø      Edifici parzialmente distrutti: 4.674
Ø      Case danneggiate: 30.920
Ø      Scuole danneggiate: 141
Ospedali e centri sanitari danneggiati:
Ø      17 ospedali e 7 cliniche
Ø      10 ospedali e 44 centri di primo soccorso
Ø      22 ambulanze danneggiate 
Ø      83 feriti e 19 morti fra il personale sanitario sotto i bombardamenti
Attacchi contro luoghi di culto:
Ø      46 moschee inutilizzabili e 140 parzialmente danneggiate
Ø      10 cimiteri musulmani colpiti
Ø      Due chiese ed un cimitero cristiani parzialmente danneggiati
- Oltre 485mila persone sono sfollate (circa un terzo della popolazione di Gaza)
- Un milione 700mila persone (l’intera popolazione della Striscia di Gaza) hanno sofferto per la distruzione delle infrastrutture  (elettricità, acquedotti)

Queste cifre impongono alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne (WIDF) di agire in tutti i modi possibili.
Diamo più forza alla lotta del popolo Palestinese.

Skevi Koukouma
Vicepresidente della WIDF
Segretaria generale del POGO (Movimento pan-cipriota delle donne) e parlamentare di AKEL, Cipro

LA WIDF PER GAZA

Appello della FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEMOCRATICA DELLE DONNE (WIDF) in  solidarietà con il popolo palestinese per la cessazione immediata dell’aggressione israeliana

Noi sottoscritte organizzazioni della WIDF esprimiamo la nostra profonda solidarietà al popolo palestinese e invitiamo tutte le donne del mondo a mobilitarsi  affinché si levi più forte il grido di condanna della feroce aggressione dello stato d’Israele contro la popolazione palestinese.
Noi condanniamo l’aperto supporto fornito dagli Usa ed dall’Unione Europea ai crimini dello Stato d’Israele, come anche il loro tentativo di dissimularne la criminosità attraverso la perequazione degli aguzzini con le vittime e la pretesa politica di equidistanza.
Noi esprimiamo profonda solidarietà alla popolazione palestinese, alle donne e ai bambini che sono bersaglio dell’aggressione colonialista d’Israele.
Risolutamente incrementiamo i nostri sforzi per fermare questo massacro del già martoriato popolo palestinese. SUBITO.
Noi chiediamo subito:
- la cessazione immediata dell’aggressione armata contro la popolazione palestinese. Fermiamo il genocidio dei palestinesi;
- il ritiro delle truppe di occupazione israeliane e dei coloni insediati nei territori palestinesi occupati;
- il rilascio di tutti i palestinesi detenuti nelle carceri  israeliane e il ritorno dei palestinesi alle loro case; una soluzione della questione dei profughi palestinesi secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;
- la sospensione di tutti gli accordi di collaborazione militare con Israele;
- la costituzione di uno Stato palestinese indipendente, autonomo, pienamente sovrano nei confini del 1967, con capitale Gerusalemme Est.

San Paolo del Brasile, 27 luglio 2014

Prime firmatarie:
- MARCIA CAMPOS presidente WIDF
- MAYADA ABBASSI, vicepresidente WIDF
- SKEVI KOUKOUMA, vicepresidente WIDF
- Federation of Greek women (OGE), GRECIA
- Organizzazione pan-cipriota delle donne (POGO), CIPRO
- All Russian Women’s Union  Russia’s Hope” (RUSSIA)
- AWMR – Associazione Donne della Regione Mediterranea (ITALIA)
- FEMINISTAS POR EL SOCIALISMO (SPAGNA)
- Unione delle Donne Ungheresi di Sinistra (UNGHERIA)
- Femmes Algériennes Revendiquant leurs Droits (FARD), ALGERIA
- UNION DES FEMMES POUR LA PAIX ET LE PROGRES ( SVIZZERA )




26/07/14

GAZA 8 - Solidarietà da Israele

Condanniamo questa guerra di aggressione contro Gaza
 Fathia Sageer, segretaria del Movimento Donne democratiche in Israele

Il Movimento delle Donne Democratiche in Israele partecipa molto attivamente alla campagna che si oppone alla guerra di aggressione contro Gaza.  Il nostro movimento ha espresso pubblicamente la sua contrarietà alla guerra, chiamando tutte le donne arabe ed ebree a protestare contro questa guerra distruttiva. Le nostre  compagne del Movimento hanno partecipato a tutte le manifestazioni tenutesi a Tel Aviv, Haifa, Nazareth e in tutte le città ed i villaggi arabi, contro l’uccisione  di bambini e donne  da parte dell'esercito israeliano di occupazione, contro la distruzione di case e stabilimenti, scuole, ospedali e luoghi di culto. Condanniamo la guerra come un mezzo per risolvere i conflitti, e chiediamo il dialogo politico per raggiungere una pace giusta preventiva, uno stato Palestinese accanto a quello d’Israele nei territori occupati nel 1967, compresa Gerusalemme est. Il nostro movimento raccoglie donazioni per Gaza e aiuta a curare i feriti di Gaza negli ospedali israeliani.

GAZA 7 - Solidarietà da Cipro

Fino a quando la comunità internazionale, in particolare l'Unione Europea, rimarrà indifferente?

Il movimento delle donne POGO di Cipro condanna fermamente la nuova politica invasiva e gli attacchi selvaggi di Israele contro Gaza, che stanno causando ulteriori spargimenti di sangue e nuove uccisioni di civili, tra i quali donne e bambini.
Esprimiamo la nostra preoccupazione per il popolo palestinese, che ha sofferto per anni per la occupazione e la colonizzazione tuttora in corso, e si trovano ora davanti a un nuovo ciclo di violenze da parte delle truppe israeliane di occupazione. Il rifiuto di Israele di attuare tutto ciò che è stato concordato e di dialogare con i palestinesi è inaccettabile e contrario ad ogni sforzo di pace.
 Dobbiamo chiederci fino a quando la comunità internazionale, in particolare l'UE, rimarrà indifferente di fronte a tali fatti, senza prendere le misure necessarie per l'immediata cessazione degli attacchi.

GAZA 6 - Anche i bambini sono terroristi?

E i bambini? Anche loro  sono terroristi?
di Regina Marques , Movimento Democratico delle Donne in Portogallo

Israele è l'aggressore della Palestina. Non sono aggressori quelli che si difendono ... come vorrebbero farci credere il governo  d’Israele, il presidente Obama e lo stesso  Segretario generale delle Nazioni Unite.
I media in Portogallo e le agenzie internazionali dell'imperialismo riproducono questi discorsi, ma non possono nascondere il numero sproporzionato di morti bambini palestinesi e civili rispetto a  "soldati caduti", che ci sono anche da parte di Israele. Non possono nascondere le immagini agghiaccianti di distruzione delle case in cui abitano i palestinesi, che in questo modo perdono tutti i loro averi.
Costernate da tanta violenza e con una sensazione di impotenza di fronte a ciò che vediamo e leggiamo sulla Palestina, non ci resta che insistere a chiedere misure serie e urgenti per affrontare questo conflitto israelo-palestinese
Non possiamo rimanere indifferenti.

GAZA 5 - Solidarietà dal Libano

SOLIDARIETA’ DELLE DONNE LIBANESI
La Lega libanese per i diritti delle donne  e  l’ associazione Wardah  Boutros per i Diritti delle Donne  hanno organizzato un incontro di solidarietà con la Popolazione  palestinese. Erano presenti i rappresentanti  di organizzazioni femminili, giovanili, culturali e media.  I partecipanti hanno condannato l'aggressione barbara di Israele contro il popolo palestinese, aggressione che ha fatto 195 martiri e più di 1500 feriti (la maggior parte sono bambini). Essi hanno inoltre condannato l'ambiguità dei regimi arabi, delle Nazioni Unite e la posizione del suo Consiglio di sicurezza nei confronti di questa aggressione, che è in contrasto con le leggi e le convenzioni internazionali. I partecipanti chiedono alla comunità internazionale di condannare i crimini  di Israele e di sostenere i diritti del popolo palestinese a tornare nella loro  terra e a costruire il loro stato nazionale.

GAZA 4 - Distruggeremo la tua casa

Ordine di Correre
di Lena Khalaf Tuffaha (tramite Donne in nero)

Ci chiamano ora. Prima di lasciar cadere le bombe. Il telefono squilla e qualcuno che conosce il mio nome mi chiama e dice in perfetto arabo: "Sono David."
E nel mio stupore di boom sonici e sinfonie di vetri infranti che si spaccano nella mia testa
penso: "Conosco un Davide a Gaza?
Ci chiamano ora per dirci: "Corri". Hai 58 secondi dalla fine di questo messaggio. La tua casa è la prossima. La considerano una sorta di cortesia in tempo di guerra.

GAZA 3 - OLOCAUSTO PALESTINESE


Genocidio del popolo palestinese,
chiamiamo pure le cose con il loro nome
di Renata Rusca Zargar

Ho il massimo rispetto per la sofferenza degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, tanto è vero che, come insegnante di storia, ho collaborato negli ultimi 15 anni con l’ANED (Associazione nazionale ex deportati) e, accompagnando i miei alunni, sono stata cinque volte a Dachau, Mauthausen, Gusen, Ebensee, poi ad Auschwitz-Birkenau e a Terezin.
Non so se vi è mai capitato di notare che le persone, colpite da una gravissima malattia o da una grande tragedia, si dividono in due stili di comportamento: diventano più buoni perché la loro sofferenza li aiuta a comprendere la pena degli altri o si trasformano in indifferenti, vendicativi, cattivi. Non so se avete mai sentito, inoltre, che i bambini vittime di violenza, da grandi, con molta probabilità, saranno violenti a loro volta.
Gli israeliani non sono diventati più buoni ma hanno perso completamente il rispetto per tutti gli altri esseri umani.

GAZA 2 - STOP BOMBING

Stop bombing Gaza - Presidio a Bari

L'operazione “Protective Edge”, scatenata l'8 luglio da Israele con centinaia di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, ha ucciso in soli sei giorni oltre 170 palestinesi (ma il numero dei morti cresce esponenzialmente di ora in ora), molti dei quali giovani e bambini. Israele ha ammassato il suo esercito su Gaza e si appresta a lanciare un’operazione su vasta scala analoga a “Piombo Fuso” che nel 2008/2009 provocò migliaia di vittime palestinesi.
Massacri e devastazioni a marchio israeliano sulla popolazione palestinese si ripetono ormai ciclicamente. Obiettivi dei bombardamenti sono ospedali, scuole e altri siti civili.
I palestinesi della Striscia di Gaza sono isolati via mare e via terra, intrappolati nella loro terra con esigui mezzi di soccorso e sottomessi agli umori dell'Egitto per l'apertura di Rafah, unica via di uscita per i feriti.

GAZA 1 - NOI STIAMO CON GAZA

NOI STIAMO CON GAZA !
L’Awmr Italia Donne della regione mediterranea esprime piena solidarietà con le sorelle palestinesi e tutte le donne, i bambini e l’intera popolazione palestinese che a Gaza sono vittime dell’ennesimo attacco israeliano.
Condanniamo con forza la brutale campagna israeliana di punizioni di massa scatenata contro la popolazione Palestinese, i raid su città e villaggi nella Striscia di Gaza, gli arresti in massa di civili, compresi bambini, e i bombardamenti che hanno fatto centinaia di vittime in pochi giorni.
Chiediamo al governo italiano e a quelli europei di agire perché siamo sospesi i bombardamenti su Gaza e  si arrivi all’immediato cessate il fuoco!
Chiediamo una giusta complessiva soluzione della questione palestinese che porti alla fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, alla costituzione di uno Stato Palestinese democratico indipendente e sovrano, al ritorno dei profughi palestinesi secondo il dettato della Risoluzione 194 delle Nazioni Unite.

WE STAND WITH GAZA!
AWMR Italia expresses its full solidarity with our Palestinian sisters and all the Palestinian women, children and people who are suffering under the latest Israeli attacks in Gaza.
We strongly condemn the Israeli brutal campaign of collective punishment engaged against the Palestinian people, raiding West Bank towns and villages, arresting hundreds of civilians, including children, and bombing Gaza with a death toll of over 120 in just days.
We ask Italian and European government to act to stop the ongoing bombing of Gaza and call for a ceasefire immediately!
We demand a just comprehensive solution for the Palestinians problem by ending the Israeli occupation and establishing the Palestinian sovereign Independent democratic state and ensure the return of the Palestinian  refugees according to the UN Assembly resolution 194.


12 luglio 2014
Awmr Italia -  Donne della Regione Mediterranea